
Oli esausti allungati con acqua e venduti come biodiesel: 11 misure cautelari e 2 società sequestrate
Bologna, 14 maggio 2025 – ‘Petrolio dorato’ questo il nome dell’indagine che ha portato alla scoperta dell’organizzazione radicata in Campania. A farla scattare facendo emergere il sodalizio criminale (che "traeva ingiusti profitti", stimati in 2,5 milioni di euro, "dagli introiti derivanti dal trattamento e dalla rivendita di oli esausti, utilizzati per la produzione del biodiesel") sono state alcune segnalazioni di furti di oli dalle campane fatte dai carabinieri di Bologna e provincia e da alcuni consorzi.
Da lì, ha spiegato questa mattina il comandante del Gruppo per la Tutela ambientale e la Sicurezza energetica di Venezia dell'Arma, Enrico Risottino, nel 2021 sono partiti gli accertamenti, durati un anno e mezzo e coordinati dal pm della Dda bolognese Marco Forte, che oggi hanno portato all'esecuzione di 11 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati e al sequestro di due società, la 'Ecouno service' di Stanghella, nel padovano, e la 'Biofaroil' di Crevalcore, in provincia di Bologna.
Nel dettaglio, il gip del capoluogo emiliano Domenico Truppa ha disposto gli arresti domiciliari per cinque indagati, l'obbligo di dimora per altri tre e il divieto di esercitare imprese o uffici direttivi in società del settore della gestione dei rifiuti per ulteriori tre persone.
Altre 11 persone sono indagate a piede libero, quindi gli indagati (in gran parte campani) sono in tutto 22, e sono accusati a vario titolo di "associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e abuso d'ufficio".
I nomi di due dei 5 indagati finiti ai domiciliari erano già emersi nell'inchiesta 'Morfeo' sul clan camorristico Moccia, ma sebbene queste due persone siano ritenute vicine alla camorra, dall'inchiesta 'Petrolio dorato' non sono emersi elementi per contestare l'associazione mafiosa.
In sostanza, dettaglia Risottino, l'attività del sodalizio criminale consisteva nell'acquisto (a cifre che oscillavano tra i 60 e gli 80 centesimi al litro) o nel furto di oli esausti, che poi si fingeva di raffinare per rivenderli a 1,70-1,80 euro al litro, quasi esclusivamente all'estero (in Austria, Belgio, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia, Malta e Libia).
A volte, ad esempio, gli oli venivano allungati con acqua prima di essere rivenduti alle ditte estere, che infatti si sono spesso lamentate della qualità del prodotto acquistato e hanno poi interrotto i rapporti con le aziende gestite dall'organizzazione smantellata oggi. I fatti accertati, spiegano i militari, sono avvenuti in Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto-Adige e Campania, ma all'indagine ha collaborato anche Europol, in quanto "gli indagati risultano gestire attività economiche anche in Grecia e Spagna".
Nel corso dell'operazione sono state inoltre eseguite 17 perquisizioni e svolte 16 ispezioni ambientali negli impianti di raccolta, gestione e trattamento di oli vegetali esausti. Tra le società coinvolte nell'inchiesta - anche se non è stata sottoposta a sequestro - ce n'è anche una di Latina, attiva nel settore immobiliare, che possiede un capannone del valore di 600.000 euro a Bargellino, frazione del comune bolognese di Calderara di Reno.