Omar Pedrini presente "A Bologna sono rinato, non potevo mancare"

"Dico sempre che sono nato a Brescia e rinato a Bologna, quindi non potevo mancare" assicura Omar Pedrini, nell’attesa di salire sul palco di Oltre le Nuvole. "D’altronde Bologna era già una città nel mio cuore, a cui avevo dedicato fra l’altro Freak Antoni, una canzone del mio penultimo album in cui raccontavo le scorrazzate degli anni Novanta, ma dopo che al Sant’Orsola mi hanno salvato la pelle un paio di volte è diventata ancora più centrale nella mia vita".

Cosa c’è in questo concerto?

"C’è l’emotività, perché fin dai tempi dei Timoria ho la fortuna di avere in Emilia Romagna un notevole bacino di fan rimpolpato negli anni. Una terra di festa, di relax, di sorrisi di cui i recenti eventi catastrofici hanno fatto scoprire il lato debole. Fragilità davanti a cui è giusto stringerci tutti. Anche perché è proprio in questi momenti di grave difficoltà che noi italiani ci riveliamo un grande popolo, scoprendoci più forti e uniti di quanto le schermaglie della quotidianità lascerebbero intendere".

Cosa canterà?

"Destino vuole che il mio ultimo singolo, uscito una settimana fa, s’intitoli Diluvio universale. Stasera la eseguo per la prima volta. Un sacco di fan mi hanno detto che sembra la colonna sonora di questo momento. Anche se la coscienza collettiva in materia di ambiente sta cambiando, certi eventi dimostrano che non c’è più tanto da discutere, bisogna agire. E farlo subito. Il messaggio del mio prossimo album si focalizzerà proprio su questo concetto".

In tema di ambiente occorrono decisioni, mentre la politica, denuncia Vasco a Bologna in questi giorni, racconta frottole.

"Quella dell’anarchico pacifista è una figura molto scomoda, ma la sola in cui mi riconosco. Sono diventato un po’ cane sciolto, ma in questa apparente solitudine mi trovo bene. Negli anni Novanta se non avevi un impegno poetico, politico o civile non emergevi; prima veniva quello e poi la qualità delle canzoni. Poi siamo tornati al disimpegno, anche se la precarietà del futuro ha riportato in piazza i ragazzi. Tutti alle prese con questo senso di sospensione che si portano dentro. Lo stesso con cui mi sono trovato a fare i conti io per ragioni di salute. E forse un po’ dell’empatia che c’è fra noi nasce proprio da questo".

Il flagello del Covid non è bastato a ridestare le coscienze.

"Già, ma l’immagine di Papa Francesco solo in Piazza San Pietro sotto la pioggia e quella dei camion militari che lasciano Bergamo carichi di vittime me le porto dentro come quelle di Jimi Hendrix che dà fuoco alla sua chitarra o dell’aereo che colpisce le Torri Gemelle".

Oltre venticinque anni fa i Timoria già cantavano canzoni figlie della consapevolezza di lasciare ai nostri figli un pianeta in condizioni peggiori di come l’abbiamo ereditato.

"Al tempo mi bollarono come catastrofista, oggi, purtroppo, non accade più. A prescindere dal colore dei governi, i ragazzi vanno ascoltati e (possibilmente) capiti, perché, anche se imbrattano i monumenti, sono ancora dei pacifisti. Il mio timore è che da lì si passi al terrorismo ecologico. Un’escalation che non possiamo permetterci".

Andrea Spinelli

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