Bologna, 3 giugno 2025 – È stato fermato a Barcellona, appena sceso dall’aereo. Genaro Maffia, 48 anni, nato a Caracas da famiglia campana, si era imbarcato sul volo delle 8,45 dal Marconi. Un paio d’ore prima, per gli inquirenti, aveva sgozzato e sventrato i due uomini con cui condivideva un appartamento al civico 15 di piazza dell’Unità (foto). Forse voleva tornare in Venezuela, dove ci sono sua moglie e i suoi figli. Ma la polizia è arrivata prima e ha avvertito i colleghi spagnoli, che lo hanno bloccato nell’area degli sbarchi.
Il massacro della coppia di Bologna: la fuga del killer, il giallo dei soldi
Mentre Maffia volava verso la Spagna, credendo di averla fatta franca, la polizia, chiamata dai vicini di casa, entrava nell’abitazione all’ultimo piano. Svelando l’orrore. Una scena raccapricciante: i corpi di Luca Gombi, 50 anni, e Luca Monaldi, 54, completamente straziati, riversi nel soggiorno.
Gombi eviscerato, Monaldi con un profondo taglio alla gola.

I due, che si erano uniti civilmente due anni fa, avevano affittato nell’agosto scorso una stanza a Maffia.
Adesso, però, l’uomo se ne sarebbe dovuto andare, perché la coppia aveva deciso di vendere casa e aveva anche trovato un acquirente.
Una situazione che potrebbe aver ingenerato ansia e rabbia in Maffia. Un soggetto ‘particolare’, come racconta chi lo ha conosciuto. Che già aveva avuto screzi con la coppia, visto che era stato già mandato via una volta.
Lo scorso primo novembre l’uomo aveva chiamato i carabinieri, perché dopo essere stato via non era riuscito a rientrare in casa, dato che la coppia aveva cambiato la serratura. Ai militari i coniugi avevano detto di aver avuto una discussione con l’ospite.
Che, però, avevano dichiarato, non li aveva minacciati. Era stato costretto quindi a trasferirsi temporaneamente a casa di un cugino, ma poi era in qualche modo tornato a farsi accogliere da Gombi e Monaldi. Che adesso però erano pronti a lasciare definitivamente l’appartamento. E questa volta Maffia avrebbe dovuto andarsene davvero.
Potrebbe essere in questo contesto che va ricercato il movente di un delitto tanto atroce. Il rancore per questo ‘trasloco forzato’, l’incertezza per il futuro. Venerdì scorso Maffia era tornato di nuovo dai carabinieri, questa volta per denunciare la clonazione delle sue carte di credito.
Anche in quella circostanza era parso molto agitato, sopra le righe. Un nervosismo che aveva preoccupato le due vittime, tanto da spingerle a chiamare il cugino di Maffia, perché tentasse di parlare lui con il suo parente e cercasse di calmarlo.
Poi, l’altra notte, intorno alle 6,30, i vicini hanno sentito le urla, le richieste d’aiuto. Ma le prime chiamate alla polizia sarebbero arrivate intorno alle 7. Una volta sul posto, gli agenti hanno trovato il disastro. C’era sangue anche nell’ascensore.
E soprattutto l’inquilino della coppia, che aveva un regolare contratto, non si trovava. Sono quindi partite subito le ricerche, che hanno portato a quel volo per la Spagna, su cui risultava imbarcato Maffia. Che al suo arrivo in terra iberica ha trovato la polizia ad attenderlo.
Adesso, la Squadra mobile, coordinata dal pm Tommaso Pierini, sta lavorando per mettere in ordine tutti i tasselli di una storia terribile.
E ricostruire la vicenda, partendo da una domanda: si è trattato di un delitto d’impeto o premeditato?
Da quanto emerso l’uomo avrebbe acquistato ieri mattina il biglietto per Barcellona. Nell’appartamento, che era completamente imbrattato del sangue delle vittime, la Scientifica ha lavorato per ore.
E ha repertato diversi coltelli, tra i quali potrebbe esserci l’arma del delitto. Non è escluso neppure che l’uomo possa aver agito in stato di alterazione. Tutti punti su cui dovranno fare chiarezza le indagini.