Omicidio Balboni, il baby killer: "Chiedo scusa, pagherò"

Il sedicenne Giuseppe venne ucciso nel 2018 a Castello di Serravalle. Condannato a 13 anni e 6 mesi Andrea Malpighi, che scrive alla famiglia

Il momento del fermo di Andrea Malpighi. Nel riquadro Giuseppe Balboni

Il momento del fermo di Andrea Malpighi. Nel riquadro Giuseppe Balboni

Bologna, 2 luglio 2020 – Una lettera di scuse, scritta di suo pugno e letta davanti ai giudici della Corte d’Appello. Rivolte alla famiglia del giovane rivale che assassinò, e alla sua, "per avervi distrutto la vita". Andrea Malpighi, il 10 marzo ha festeggiato 18 anni all’Ipm, l’istituto penitenziario minorile di Bologna, dove è detenuto dal 25 settembre 2018 per l’omicidio aggravato di Giuseppe Balboni, 16 anni, avvenuto una settimana prima con due colpiti di pistola, nascondendo poi il cadavere nel pozzo di casa a Castello di Serravalle. Una storia terribile, protagonisti due ragazzini, arrivata a due condanne: 14 anni e 8 mesi in primo grado, 13 anni, 6 mesi e 20 giorni in Appello l’11 marzo. Sentenza che dovrebbe presto passare in giudicato. Lo stesso Andrea, con il placet della famiglia, vuole chiuderla così. Nessun ricorso in Cassazione, nonostante i suoi avvocati, Pietro Gabriele e Icilia Leoni, e l’ipotesi di un ulteriore sconto. No, nulla di questo. "Voglio pagare fino in fondo e lo farò", dice dal carcere. Scontare la condanna e cadere nell’oblio.

Sangue. Anche se sarà difficile, impossibile dimenticare e mettere da parte il senso di colpa per un qualcosa che, come scrivono due procure e due tribunali, è esplosa per "futili motivi". Un bisticcio, messaggini con minacce, la vittima sotto casa dell’omicida, qualche piccolo debito. Poi quella pistola, una Smith & Wesson detenuta regolarmente dal padre di Andrea, che spunta tra le mani del sedicenne che fa fuoco. Due volte. Senza lasciare scampo a Giuseppe il cui corpo viene ritrovato giorni dopo. Per i difensori, l’imputato agì "in preda a un corto circuito, con dolo d’impeto, non con freddezza" e per "legittima difesa". Scriminante rigettata però dalla Corte, perché "Malpighi, ove effettivamente preoccupato, avrebbe agevolmente potuto evitare il contatto" con Balboni "restando in casa e non aprendo la porta". Un crimine "così efferato, in alcun modo tollerabile", seguito da "una innumerevole serie di menzogne, aggiustamenti, strategie volte a minimizzare la propria responsabilità".

Nel 2032. Al Minorile, Andrea resterà fino al compimento del 25esimo anno, poi carcere ordinario. Il fine pena, esclusa l’eventuale buona condotta (45 giorni ogni semestre) e benefici, è prevista nel 2032. In una relazione di marzo, l’assistente sociale scrive che "il giovane ha accettato pienamente la decisione del tribunale, mostrando la consapevolezza che a un reato così grave, dovesse corrispondere una pena detentiva importante". In carcere il ragazzo è iperattivo: scuola, corso di cucina, orto, imbianchino delle celle. "Ha continuato a rispettare le regole senza incappare in sanzioni", impegnandosi "in quel percorso di cambiamento". "Mai – così un’altra relazione – ha chiesto, come succede spesso con altri, misure sostitutive". Ora non si andrà in Cassazione, almeno non per sua volontà (anche la procura generale non dovrebbe impugnare). Basta così. Fino all’ultimo dei giorni, dietro le sbarre, per un orrore ancora senza senso.

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