Simone Boccaccini è un uomo libero. Il brigatista, braccio destro di Roberto Morandi, è uscito venerdì dal carcere di Alessandria, dove ha chiuso i suoi debiti con la giustizia. Quelli con la sua coscienza, invece, sono un conto a parte, di cui non è dato sapere. L’ex idraulico del Comune di Firenze stava scontando 25 anni e 10 mesi, per banda armata a Roma e per l’omicidio del giuslavurista Marco Biagi, ucciso sotto casa sua, in via Valdonica, la sera del 19 marzo 2002. Il ‘compagno Carlo’ non aveva preso l’ergastolo come gli altri brigatisti perché, all’epoca delle indagini, gli inquirenti non erano riusciti a dimostrare che quella sera fosse anche lui a Bologna.
C’era, invece, una settimana prima. Il giorno in cui le Nuove Br avevano stabilito di giustiziare Marco Biagi era stato infatti fissato per il 12 marzo. Tuttavia, la rivendicazione da inviare agli organi di stampa non era ancora pronta. Ne era nato un dissidio tra Nadia Desdemona Lioce, adesso al 41 bis all’Aquila, e Mario Galesi, morto nel conflitto a fuoco in cui fu ucciso l’agente Emanuele Petri il 2 marzo 2003, su un regionale Roma-Firenze. La Lioce era su quel treno con lui, e fu arrestata dalla polizia.
Tornando a quel 12 marzo 2002, i due vertici delle Nuove Br avevano discusso: Galesi avrebbe voluto agire comune, inviando in un secondo tempo il documento; la Lioce, invece, riteneva determinante diffondere la rivendicazione subito dopo l’omicidio. Alla fine la spuntò lei e il commando entrò in azione la settimana successiva. Freddando alle 20,07, con sei colpi di pistola esplosi proprio da Galesi, il professor Biagi sotto le finestre di casa. Era la sera della Festa del Papà. Il figlio di Biagi, Lorenzo, lo stava aspettando in finestra per festeggiarlo.
Sulla moto usata quella sera per compiere l’assalto c’erano Morandi e Galesi. Morandi, una settimana prima, era stato a Bologna assieme a Boccaccini, che aveva ‘cresciuto’ come suo contatto esterno, indottrinandolo con documenti, libri e ciclostilati. Considerato quanto fosse compartimentata la struttura delle Br, probabilmente la figura di Boccaccini sarebbe rimasta nell’ombra, se quel 12 marzo i due, dopo il sopralluogo a Bologna, non fossero stati fermati da una pattuglia dei carabinieri a Ponte della Venturina, tra Porretta e Pistoia, mentre tornavano a Firenze, per un normale controllo stradale.
Così, quando le indagini sulle nuove Br entrarono nel vivo, dagli accertamenti sugli spostamenti di Morandi saltò fuori quel verbale di accertamento. E il nome di Boccaccini. Stando a quanto poi ricostruito, l’impiegato comunale fiorentino aveva conosciuto Morandi frequentando l’ambiente dei centri sociali. All’inizio il suo era stato un ruolo da esterno, simpatizzante. Ma poi ‘l’allievo’ era stato fatto crescere e incaricato di piccole azioni. Il fatto che fosse con Morandi, quel 12 marzo, dimostra il coinvolgimento più alto nella scala gerarchica delle Br raggiunto dal militante, oggi 66enne. Boccaccini fu poi condannato in via definitiva a 21 anni per l’omicidio Biagi. Nel 2019, in virtù della continuità nella commissione dei reati a Roma, dove era stato condannato a 5 anni e 8 mesi per banda armata, e Bologna, la sua pena definitiva era stata ricalcolata in 25 anni e 10 mesi, comprensivi di 10 mesi di sconto per buona condotta. Termini che, contando i tre mesi all’anno ridotti a tutti i detenuti ‘ligi’, sono scaduti venerdì. E ora il brigatista è tornato nella ‘sua’ Firenze. Marco Biagi, a casa, non è invece tornato più.