Omicidio Biagio Carabellò Bologna, due indagati: nel mirino Simona Volpe e il coinquilino

Entrambi erano già stati sottoposti a indagini per la scomparsa dell’operaio il cui corpo è stato ritrovato soltanto il 23 marzo scorso

Le ricerche dei carabinieri sul caso Carabellò

Le ricerche dei carabinieri sul caso Carabellò

Bologna, 12 maggio 2021 - Di nuovo loro. Questa volta con un’accusa ben più pesante: omicidio doloso in concorso. Sono Simona Volpe, la 52enne amica di Biagio Carabellò, e A. S., il coinquilino del quarantaseienne, i due indagati per l’omicidio dell’operaio scomparso dal suo appartamento in Bolognina il 23 ottobre del 2015 e mai più ritrovato. Almeno fino a che, il 23 marzo scorso, alcuni resti attribuibili a lui sono stati rinvenuti in un fossato al Parco Nord.

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Circa tre settimane fa, la Procura ha fugato ogni dubbio: l’arcata dentale della salma, confrontata con il calco recuperato dalle vecchie cartelle cliniche di Carabellò, coincide al cento per cento, "peculiarità patologiche e terapeutiche" comprese. Ora però il sostituto procuratore Elena Caruso, titolare del fascicolo, ha notificato ai due indagati – difesi rispettivamente dagli avvocati di fiducia Anna Vio e Maro Sciascio – le ulteriori indagini necroscopiche sui resti ossei rinvenuti al Parco Nord , con approfondimento "antropologico-forense e di analisi genetica" per arrivare alla "certa identificazione" della persona cui appartenevano i resti e ad accer tarne le cause della morte.

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Contestualmente, oggi sarà ufficialmente conferito l’incarico ai consulenti tecnici nominati dalla Procura; nel frattempo, si ricorda, lo staff dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha già effettuato un sopralluogo sul punto del ritrovamento, il 20 aprile, in cui si rinvenne una siringa e il telefonino dello scomparso.

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Si diceva, i due indagati. Volpe fu indagata e poi archiviata nel 2018 per mancanza di elementi concreti. L’accusa era sequestro di persona, dato che un corpo non era mai stato ritrovato. Anche quella volta, la donna era accusata in concorso con A. S. A quel procedimento si affiancarono poi le vicende giudiziarie legate alla presunta falsificazione a suo favore del testamento di Elisabetta Filippini, amica della Volpe e fidanzata di Carabellò morta nel 2010, motivo per cui la cinquantaduenne è stata condannata a due anni in primo grado nel 2018 (pende ancora l’appello). Per lei l’allora pm titolare Stefano Orsi formulò l’ipotesi di un movente economico, sostenuta appunto dalla vicenda del testamento falso, la cui versione originale, secondo l’accusa, era in realtà a favore di Biagio.

Più articolata ancora la vicenda del coinquilino A. S., oggi quarantottenne e agli arresti domiciliari in una comunità terapeutica dopo la denuncia per maltrattamenti della sua ex compagna. A. S. fu appunto indagato assieme a Volpe e archiviato nel 2018, ma una seconda volta lo stesso pm Orsi aprì un fascicolo nei suoi confronti sempre per sequestro di persona, questa volta come unico indagato. Il nuovo fascicolo fu aperto a inizio 2020 e archiviato prima della fine dell’anno. In quell’ambito, fu perquisito l’appartamento del padre dell’uomo (del tutto estraneo all’indagine), alla ricerca di elementi potenzialmente utili all’indagine, ma non si trovò nulla.

Un’altra analisi, infine, è stata eseguita nei giorni scorsi su un paio di scarponcini scamosciati, numero 36, sporchi di fango, consegnati da una vicina di casa di A. S. e Carabellò che a sua volta li aveva ricevuti dal primo al momento del trasloco, qualche anno fa; l’obiettivo è verificare se vi siano sopra tracce utili e ricollegabili al presunto delitto, ma al momento i risultati non sono noti.

"Restiamo sereni e fiduciosi – afferma l’avvocato di A. S., Sciascio –. Come già dichiarato, il mio assistito è estraneo a qualsiasi fatto legato alla vicenda e come ha sempre fatto collaborerà con la Procura". "Domani (oggi, ndr) – ribatte la collega Anna Vio, che difende Volpe – andremo al conferimento dell’incarico peritale e nomineremo come nostro consulente la dottoressa Donatella Fedeli. Speriamo di verificare le cause della morte e accertare definitivamente l’identità della persona cui appartenevano i resti ritrovati".  

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