Omicidio di via del Borgo di San Pietro a Bologna, l’ipotesi di un debito di droga

Domenico Checchi è alla Dozza, sottoposto a controlli frequenti per il rischio che possa farsi del male

Bologna, 27 maggio 2023 – Lascerà la cella della Dozza questa mattina, per comparire davanti al giudice e chiarire cosa lo ha spinto ad accoltellare a morte Marouane Bechir. Domenico Checchi è detenuto da giovedì all’Infermeria della Dozza, dove è sottoposto a controlli frequenti, per il rischio che possa commettere atti autolesionistici.

Il trentunenne, che con un tirapugni dotato di lama ha colpito al viso e al cuore il pusher tunisino, "è molto provato, perché è un ragazzo dalla forte sensibilità", ha spiegato il suo avvocato Alessandro Cristofori, che oggi lo assisterà nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

Domenico Checchi, 31 anni, è stato arrestato per l’omicidio di Marouane Bechir, avvenuto la notte tra mercoledì e giovedì in via del Borgo di San Pietro
Domenico Checchi, 31 anni, è stato arrestato per l’omicidio di Marouane Bechir, avvenuto la notte tra mercoledì e giovedì in via del Borgo di San Pietro

Checchi aveva già risposto l’altra notte alle domande della polizia e del magistrato Anna Cecilia Maria Sessa, fornendo la sua versione dei fatti. Ossia, di una colluttazione nata a seguito di un tentativo di rapina da parte del quarantaduenne tunisino, che sarebbe entrato armato di coltello con lo scopo di sottrargli del denaro che teneva in un cassetto.

Per gli inquirenti, che ipotizzano un movente legato al mondo della droga, è invece plausibile che la vittima si fosse recata a casa dell’altro, un appartamento al settimo piano di un palazzo al civico 136 di via del Borgo di San Pietro, per riscuotere il pagamento di una partita di stupefacente che aveva venduto a Checchi.

E la situazione, anche a causa dello stato di alterazione psicofisica del trentunenne, sarebbe presto degenerata nella tragedia. Bechir è stato colpito mentre si trovava nell’appartamento del trentunne. E, in fin di vita, spostato sul pianerottolo, dove la compagna lo ha spinto dentro all’ascensore, in un estremo tentativo di salvargli la vita, tra urla disperate.

Checchi e la fidanzata, anche lei presente al momento dell’omicidio, si erano intanto chiusi a chiave in casa. E lì sono rimasti fino all’arrivo della polizia, chiamata dai vicini, allertati dal tanto trambusto.

Nell’appartamento, Volanti, Squadra mobile e Scientifica hanno repertato il tirapugni usato per uccidere Bechir e un altro coltello, che sono stati entrambi sequestrati.

Il trentunenne nella colluttazione ha riportato un taglio superficiale a una mano e alcuni graffi al volto, che gli sono stati medicati in ospedale, dove è stato trasportato, accompagnato dalla polizia.

Adesso resta da chiarire se effettivamente entrambi gli uomini fossero armati o se Checchi si sia feritoda solo mentre si accaniva con la lama sull’altro. Una vicenda violenta, legata al contesto della tossicodipendenza: stando a quanto raccontato da alcuni vicini di casa di Checchi, tra l’altro, non ‘eccezionale’.

Pare infatti che tra l’arrestato e la vittima, ben conosciuta dalle forze dell’ordine proprio per fatti di spaccio, anche in passato ci siano state delle liti accese.

E che in più circostanze Checchi, in stato alterato, abbia creato scompiglio, arrivando persino a gettare oggetti dal balcone del palazzo. Il primo a trovarsi di fronte il corpo ormai senza vita di Bechir, l’altra notte, è stato il custode del palazzo, allertato dagli altri condomini spaventati dalle grida.

Lo ha visto quando ha chiamato l’ascensore per salire al settimo piano: quando la porta si è aperta, e c’era solo sangue davanti ai suoi occhi, ha capito il perché di quelle urla.

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