Omicidio di Tolè: chieste nuove analisi

Istanza della difesa di Ivan Rudic, già condannato all’ergastolo. Consolato Ingenuo, 42 anni, fu picchiato a morte e gettato in un dirupo

Da sinistra: Consolato Ingenuo, 42 anni, ucciso e gettato in un dirupo a Tolè e Ivan Rudic, condannato all'ergastolo
Da sinistra: Consolato Ingenuo, 42 anni, ucciso e gettato in un dirupo a Tolè e Ivan Rudic, condannato all'ergastolo

Vergato (Bologna), 13 settembre 2023 – Non è ancora detta la parola fine sulla morte di Consolato Ingenuo, il calabrese di 42 anni ucciso l’agosto di quattro anni fa a Tolè di Vergato. Il suo corpo fu trovato in fondo a un dirupo lungo la strada che porta alla frazione di Cereglio, dopo essere stato finito a calci e pugni probabilmente al culmine di una serata in cui non era mancato l’alcol.

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Lo scorso marzo era diventata definitiva la condanna all’ergastolo per Ivan Rudic, il serbo di 38 anni accusato di avere ucciso il calabrese, con la Cassazione che rigettò il ricorso dei suoi difensori, gli avvocati Mariagrazia Petrelli e Mirko Rambaldo, come chiesto anche dall’avvocato di parte civile Francesco Antonio Maisano per i familiari della vittima. Rudic era già stato condannato all’ergastolo in primo grado, nel 2021, e l’anno dopo in appello. Con l’autotrasportatore serbo fu condannato a due anni per occultamento di cadavere anche Mihai Nutu Apopei, detto Nunzio, operaio romeno di 53 anni. Apopei è stato anche di recente condannato a due anni e tre mesi per calunnia nei confronti di due fratelli di Consolato, che avrebbe denunciato per presunte minacce di morte. Tutto smentito anche grazie ai tabulati telefonici prodotti in aula.

Ora invece le carte potrebbero tornare in tavola sulla responsabilità della morte di Consolato. Lunedì davanti alla Corte presieduta dal giudice Domenico Pasquariello ci sarà l’udienza in camera di consiglio per valutare l’istanza della difesa di Rudic di fare nuove analisi sui tessuti trovati sotto le unghie e su alcuni vestiti della vittima. Elementi già repertati, ma mai valutati nonostante le richieste dei difensori, perché ritenute superflue dalla Corte. La difesa mira ad accertare se le eventuali tracce genetiche coincidano con quelle degli imputati, in particolare di Rudic; se così non fosse, sarebbero pronti a chiedere la revisione del processo.

Che Ingenuo avesse trascorso la sua ultima sera con i due imputati e che vi fu una lite, cui assistettero dei testimoni e che fu ripresa da alcune telecamere, è noto; ma se le tracce di dna fossero di "ignoti" le cose potrebbero mutare. In aula, le parti civili saranno rappresentate dall’avvocato Maisano, affiancato dalla collega Claudia Maria Piazza.

Nel 2019, a dare l’allarme ai carabinieri per la scomparsa di Consolato fu l’ex moglie, dopo che lui aveva mancato per la prima volta di telefonare al figlio (all’epoca di 4 anni) per la buonanotte. Il pomeriggio seguente fu trovato il corpo. Subito le indagini si concentrarono su Rudic e Apopei: i tre avevano litigato fuori da un bar, la sera della scomparsa, poi se n’erano andati assieme in auto. Auto trovata il giorno dopo abbandonata sul ciglio della strada per Cereglio con sangue sul cofano e nel bagagliaio. I due furono arrestati, ma Apopei venne rilasciato poco dopo. Rudic si è sempre dichiarato innocente: per i giudici fu lui a pestare a morte il calabrese, per un "rancore" alimentato dall’alcol. Apopei lo aiutò a occultarne il corpo per paura.