Omicidio di Gaggio Montano, l'addio a Natalia e i misteri del giallo

Un addio semplice, in forma privata su volontà del marito Luigi e del loro figlio Federico. "La mia vita non ha più senso, è morta insieme a lei". Ma ad oggi su quella morte violenta, avvenuta per shock emorragico, manca ancora la verità

Omicidio Gaggio Montano, nel Bolognese: nuove perquisizioni. Nel riquadro Natalia Chinni

Omicidio Gaggio Montano, nel Bolognese: nuove perquisizioni. Nel riquadro Natalia Chinni

Bologna, 9 novembre 2021 - Sabato scorso l'ultimo saluto a Natalia Chinni, la 72enne uccisa venerdì 5 novembre a Santa Maria Villiana, frazione di Gaggio Montano. Un addio semplice, in forma strettamente privata su volontà del marito Luigi e del loro figlio Federico. "La mia vita non ha più senso - racconta al Carlino il primo -, è morta insieme a Natalia. Era tutto per me, eravamo l'uno per l'altra". Ma ad oggi su quella morte violenta, avvenuta per shock emorragico, manca ancora la verità. Chi, cioè, ha assassinato la docente in pensione davanti alla porta della sua abitazione d'infanzia, in quella borgata con dieci case dove tutto e tutti si conoscono. Dove vive anche l'unica persona, al momento, iscritta sul registro degli indagati per omicidio aggravato dai futili motivi: il primo cugino della donna, stessa età, suo dirimpettaio ed ex cacciatore. "Lo era fino ad aprile - racconta l'avvocato Angelita Tocci -, poi aveva venduto tutte le armi e non aveva più rinnovato la licenza". 

Il focus Delitto di Gaggio, trovate altre cartucce nelle acque del Reno - Natalia Chinni uccisa, bossoli a casa del cugino indagato

Le cartucce

Tra casa sua e quella di Natalia ci sono una decina di metri di distanza percorsi da una corte aperta che sfocia nella vallata. Lì dentro i carabinieri del Nucleo Investigativo con i colleghi della Scientifica e le unità cinofile, martedì scorso hanno ritrovato cartucce, alcune delle quali esplose, una trappola per animali, un fodero di fucile e un'ottica per carabina. Materiale sequestrato e sul quale sono in corso accertamenti. In particolare sulle cartucce che sono state comparate con quelle ritrovate in due occasioni in un punto ben preciso del fiume Reno, sotto  un ponte della Porrettana tra Silla e Marano, luogo dove – sempre stando alle accuse – l'uomo potrebbe essersi liberato dell’arma in occasione di una sosta ritenuta "molto sospetta" nella tarda mattinata di venerdì, giorno dell'omicidio. 

L'autopsia

Arma che con tutta probabilità sarebbe un fucile da caccia usato contro Natalia Chinni da distanza ravvicinata. Una morte atroce, quella della 72enne, sopraggiunta dopo interminabili minuti e lasciata agonizzante davanti all'ingresso di casa. Sette i fori trovati sul corpo, ma due soli i pallini che sono restati conficcati. Altrettanti l'hanno trapassata, mentre dei restanti tre è rimasto solamente il buco di entrata. I consulenti tecnici (per la Procura Guido Pelletti, Arianna Giorgetti e Elia Del Borrello) hanno fissato l’orario della morte in un arco temporale che va dalle 5 alle 15 ore precedenti al primo sopralluogo, intorno alle 4.30 di sabato mattina. "Ma mancano ancora tanti elementi dell’autopsia – sottolinea ancora l’avvocato Angelita Tocci che difende il 72enne con il collega Franco Oliva –, quelli che sono emersi non sono precisi". 

Gli esami

Così come manca all’appello di inquirenti e legali l’esito dello stub, l’esame tecnico per verificare se a premere il grilletto che ha dato la morte alla Chinni sia stato o meno il vicino di casa. Giovedì sono iniziate le analisi dei calchi compiuti sull’indagato la notte di sabato dopo il ritrovamento del cadavere della donna e i risultati sono attesi in questi giorni.  "Le cartucce ritrovate in casa? - continua il difensore - Attenderemo le varie comparazioni, ma un ex cacciatore può avere ancora materiale di questo tipo in casa".  Poi ribadisce che "ogni momento della giornata di venerdì",  è stato ricostruito e provato "in sede di interrogatorio". E quella presunta sosta sospetta sul ponte del Reno dove per i carabinieri si sarebbe liberato dell’arma? "Non so in che modo emerga. Da parte nostra c’è la massima collaborazione, fin dai primi momenti. Ogni nostro spostamento lo comunichiamo". Perquisizioni sono scattate anche nelle altre tre proprietà dell'indagato: un'altra a Santa Maria Villiana, poi a Casalecchio e una nel Riminese dove al momento l'uomo si è trasferito. Oggi, intanto, inizierà un ulteriore accertamento tecnico: quello sui telefonini dell'uomo e della vittima.   

Il movente

Per la Procura (il titolare del fascicolo è il pm Antonello Gustapane) ad originare il tutto sarebbero stati gli scontri di vicinato che andavano avanti da tempo. Liti su confini, proprietà, sullo scarico di una fossa biologica, finite in mano agli avvocati. "Ma tutto era concluso - dice l'indagato - e io non ho mai aggredito Natalia. Non ci parlavamo nemmeno più, nessuna stio tra noi. Non ho ammazzato porprio nessuno, sono innocente e ora la mia vita è devastata". 

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