Omicidio Gualzetti a Bologna, D’Errico sui minori: "Manca una rete che li protegga"

Il presidente della Camera Penale sulla la proposta del padre di Chiara pianta i paletti: "Giustizialismo pericoloso, bisogna fare di tutto per recuperare i giovani"

Bologna, 29 luglio 2022 - "Dare un senso alla morte di mia figlia Chiara è l’unico obiettivo della mia vita: perciò mi batterò per modificare la legge sulle pene nei confronti dei minorenni, perché certe attenuanti non siano automatiche, anche visto il recente dilagare di violenza minorile". Parole di Vincenzo Gualzetti, padre della quindicenne uccisa a Monteveglio il 27 giugno 2021 a coltellate e calci da un sedicenne che credeva amico, dopo la condanna a 16 anni e quattro mesi del killer della figlia. Il massimo previsto dall’ordinamento, considerato il rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) e la minore età dell’imputato.

Chiara Gualzetti, 15 anni, uccisa il 27 giugno 2021
Chiara Gualzetti, 15 anni, uccisa il 27 giugno 2021

Omicidio di Chiara Gualzetti, la perizia sul killer: "Deficit di empatia e nessun rimorso"

Ora, sul tema di punibilità e pene per i minorenni sono accesi i riflettori della Camera penale ’Franco Bricola’, presieduta dall’avvocato Roberto D’Errico.

Presidente, si avanza l’idea di proporre una modifica della legge sulle pene ai minori in caso di reati gravi, come questo omicidio pluriaggravato con assassino reo confesso. Che ne pensa?

"Premetto che non conosco esattamente i fatti di questa vicenda e che nutro il massimo rispetto per la famiglia della giovane uccisa. Comprendo lo strazio e il dolore della famiglia alla quale solo vicino. Quando si parla di minori ritengo però occorra una particolare cautela. Sono contrario a meccanismi che sostengono da un lato l’abbassamento del tetto di età imputabile, dall’altro l’aumento delle pene per i minorenni".

Dopo la sentenza del caso Gualzetti, si erano sollevati dubbi pure sull’opportunità di concedere il rito abbreviato a giovani accusati di omicidio aggravato, come accade per i maggiorenni. Ha senso?

"Le fughe giustizialiste sono sempre pericolose, non risolvono, ma tamponano, forse anzi esasperano certi disagi. Il problema della violenza minorile in aumento è concreto, ma va osservato da un profilo generale. Non possono essere il codice penale e un esercizio più forte della punizione a risolverlo. Piuttosto serve un sistema di prevenzione e di analisi delle cause culturali, sociali, politiche. C’è disagio tra i ragazzini, che si sentono soli e poco ascoltati. Manca una rete che li protegga nella nostra società complessa".

Una rete di che tipo?

"Strutture sociali a sostegno dei giovanissimi, interventi psicologici utili a capirne i disagi. Prevenzione più che repressione. Il problema potrebbe essere alimentato anche dal sistema educativo e scolastico, che dovrebbe avere come compito la crescita e la formazione dei ragazzi, promuovendo un clima di convivenza e confronto anziché di contesa. I giovani devono avere strumenti che li aiutino a crescere, integrarsi e pensare al futuro. In una rete familiare, sociale, con strutture e istituzioni idonee. Così, il nostro codice prevede che i minori che compiono reati siano recuperati e ricondotti nel modo migliore al vivere civile".

E l’abbassamento del limite di età per la punibilità?

"Farebbe proliferare la punizione, non la prevenzione. E non possiamo usare lo stesso parametro punitivo per minorenni e maggiorenni. L’adolescente che ha ucciso Chiara Gualzetti ha confessato ed è stato ritenuto responsabile: ma il tasso di consapevolezza del disvalore del suo gesto non può essere paragonato a quello di un adulto maturo. È proprio di questo livello di consapevolezza non del tutto sviluppato che tengono conto le attenuanti riservate ai minori".

Il fenomeno delle ’baby gang’ come si previene?

"Di nuovo, analizzandone le cause: in quale contesto di disagio si formano queste bande? Si tratta spesso di ragazzi che vivono in ’quartieri dormitorio’, per lo più giovani extracomunitari che si sentono emarginati e manifestano il bisogno di affrancarsi con atteggiamenti competitivi e di contesa. Certo questi fenomeni vanno repressi ma sempre secondo i parametri che la legge oggi prevede".

La Camera penale sta lavorando sul tema?

"Vorremmo affrontarlo e discuterne con esperti, con la comunità, con le istituzioni, con la magistratura per confronti e analisi ordinati, con tutti gli operatori in grado di dare contributi utili. La corsa alla punizione non è mai la strada, specialmente se si tratta di minori".

 

 

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