Omicidio Minerbio, il camionista arrestato: "È stato un incidente"

L’indagato, sotto choc in carcere: "Non l’ho ucciso volontariamente"

I carabinieri sul luogo dell’incidente mortale (Radogna)

I carabinieri sul luogo dell’incidente mortale (Radogna)

Bologna, 29 settembre 2019 - Il cronotachigrafo che segna un’accelerazione da 0 a 40 chilometri orari in un tragitto di meno di 60 metri. E nessun segno di frenata sull’asfalto (VIDEO). La versione dell’investimento accidentale, ribadita dal camionista calabrese Giulio Rocco Capria , non ha retto di fronte alle risultanze dei primi accertamenti compiuti dai carabinieri sul suo tir.

Nei riquadri a sinistra la vittima Rachid Nfir e a destra Rocco Giulio Capria, arrestato

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Verifiche che hanno portato all’arresto del cinquantunenne per la morte dell’autotrasportatore marocchino Rachid Nfir , investito nella mattina di venerdì nel piazzale dello zuccherificio Coprob di Minerbio. Subito dopo la tragedia, un amico della vittima, ascoltato dai carabinieri, aveva parlato di un gesto volontario, motivato dal rancore per mancate precedenze e screzi lavorativi tra i due camionisti. I militari dell’Arma del Nucleo investigativo e della compagnia di Molinella, coordinati dalla pm Michelangela Farneti, ci hanno messo poche ore a stringere il cerchio sulle responsabilità dell’autotrasportatore calabrese, che nel pomeriggio di venerdì è stato fermato per omicidio volontario. Il movente sarebbe legato a un piccolo incidente avvenuto il giorno prima del delitto, quando Capria, a bordo del suo tir, aveva incrociato su una strada stretta a Maddalena di Cazzano di Budrio il camion del collega. Questo avrebbe invaso la corsia, costringendo Capria a stringersi tanto da finire contro un albero e danneggiare l’autoarticolato della ditta per cui lavorava. Così, la mattina dopo, incrociato Rachid a piedi nel parcheggio, avrebbe accelerato per investirlo, uccidendolo.

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Una ricostruzione che però l’indagato, sotto choc nella sua cella alla Dozza, continua a negare. «Rachid non l’ho ucciso volontariamente , è stata una tragedia». Difeso dall’avvocato Manuela Amore, il cinquantunenne l’altra sera si è avvalso della facoltà di non rispondere. Residente a Rosarno, alcuni precedenti alle spalle, Capria non avrebbe ancora compreso la gravità del fatto. Inoltre si sarebbe detto molto stupito quando, dopo essere rimasto oltre cinque ore in caserma, i carabinieri lo hanno ammanettato. «Non ho accellerato – avrebbe ribadito –, non sono riuscito ad evitarlo». Capria si sarebbe difeso dicendo pure di essere stato intimorito dal collega marocchino che, armato di mazzetta da muratore, gli si sarebbe parato davanti con l’intenzione di colpirlo e che per fuggire lo avrebbe travolto accidentalmente. Domani alle 9.30 è prevista la convalida in carcere davanti al gip Rita Zaccariello.

AGGIORNAMENTO Il camionista resta in carcere

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