Bologna, omicidio al Pilastro. Accoltellò il vicino di casa, condannato a 14 anni

Nicola Rinaldi venne assassinato nell’agosto 2019 da Luciano Listrani. Le scuse in aula dell’imputato alla famiglia della vittima: "Ma fui aggredito"

La nipote della vittima davanti al cippo in onore di Nicola Rinaldi

La nipote della vittima davanti al cippo in onore di Nicola Rinaldi

Bologna, 16 gennaio 2021 - Per quella "coltellata all’altezza della clavicola" che provocò la morte di Nicola ’Niky’ Rinaldi, Luciano Listrani, classe 1961, dovrà scontare 14 anni. Nessun dubbio da parte del gup Alberto Ziroldi nel riconoscere l’omicidio volontario commesso nell’estate 2019 al Pilastro.

Dieci invece gli anni che aveva chiesto il pm Marco Imperato, con la conta partita da 21 anni, meno un terzo per la scelta del rito abbreviato, e con il riconoscimento delle generiche prevalenti. Una richiesta definita dall’avvocato Roberto D’Errico, parte civile per le sorelle della vittima, Elisa e Desirè, "sottostimata e per certi versi incomprensibile". Il giudice, da par suo, ha riconosciuto le generiche equivalenti, portando la condanna a quattro anni in più.  

Le scuse. Nel corso dell’udienza, l’avvocato Chiara Ciliberti ha letto alcune dichiarazioni del suo assistito – attualmente ai domiciliari – il quale, per la prima volta, si è scusato con la famiglia Rinaldi, sottolineando di essere "stato aggredito sulla porta di casa". Era il 28 agosto quando Rinaldi, 28 anni e vicino di Listrani, venne assassinato. "Una coltellata – così gli atti – durante una discussione sulla porta dell’abitazione di Listrani, dove Rinaldi si era presentato in compagnia di un terzo soggetto, estraneo allo scontro". Poi sull’arma, "un coltello a serramanico" che l’omicida "impugnava ancora prima di aprire volontariamente la porta a Rinaldi", utilizzata "contro di lui quando la discussione degenerava in colluttazione aggressiva". Ciò commesso con l’aggravante della recidiva infraquinquiennale per i trascorsi dell’imputato.  

Non fu difesa. Secondo il racconto fornito da Listrani nell’immediatezza, alle 11.15 di quel mercoledì, si erano presentati nel suo appartamento di via Frati 13, Nicola e un amico. "Rinaldi mi ha aggredito", aveva tentato di spiegare a pm e polizia l’arrestato che, quasi cadendo all’indietro, sarebbe riuscito ad estrarre il coltello tenuto all’interno di un mobiletto per poi, una volta afferrato, colpire mortalmente il 28enne. Una descrizione, quella della legittima difesa, però ritenuta implausibile dal gip Domenico Truppa che convalidò l’arresto.  

II debito. Diverso invece il racconto del testimone chiave, l’amico di Rinaldi. Nicola era arrabbiato e nell’appartamento aveva suonato una prima volta alle 7. Cercava il cognato di Rinaldi, un giovane tunisino dal quale avanzava 2.500 euro, debito di droga. Dopo essere stato allontanato da Listrani, Rinaldi era ritornato alle 11,15 e questa volta con l’amico: "Quando siamo arrivati davanti alla porta – aveva raccontato – ho suonato tenendo Nicola dietro di me". Spalancato l’ingresso, Listrani si presentò con il coltello. E finì nel sangue.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro