Omicidio suicidio a Bologna: il litigio, l'auto e il biglietto. La pista dell'orrore

I punti da chiarire. L'ipotesi degli investigatori: il fidanzato di Emma Pezemo si è impiccato dopo il femminicidio. Il corpo della vittima trovato in un cassonetto di via Togliatti. L'amico: "Era una bravissima ragazza"

Omicidio suicidio a Bologna, si indaga (FotoSchicchi)

Omicidio suicidio a Bologna, si indaga (FotoSchicchi)

Bologna, 3 maggio 2021 - Emma Pezemo sarebbe stata uccisa in un parco, poi fatta a pezzi e il suo corpo gettato in un cassonetto dei rifiuti di via Togliatti. Questo il terrificante scenario che sta uscendo dopo il macabro ritrovamento avvenuto ieri pomeriggio. E ad ucciderla sarebbe stato il fidanzato, Jacques Honoré Ngounet, 43 anni, origini camerunesi come la ragazza.

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Un permesso di soggiorno in via di rinnovo, un solo precedente penale alle spalle per disturbo della quiete pubblica, ritrovato impiccato nel suo appartamento in una struttura di viale Roma. Emma, studentessa universitaria, viveva con quattro coinquiline nello studentato di via De Nicola: "Era una bravissima ragazza - la ricorda un amico -, studiava sempre. Quando ci incontravamo mi parlava dello studio ma nulla di più".

Tra Emma e Jacques non vi sarebbero stati particolari problemi, c'è chi racconta però di un "pesante litigio" avvenuto giovedì con la giovane poi "in lacrime". La squadra Mobile ha sequestrato l'auto in uso al 43enne con la quale avrebbe caricato i sacchi con il corpo della vittima e, da quanto trapelato, tra sabato notte e domenica avrebbe cercato di ripulirla in qualche modo.

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Ancora senza esito invece la ricerca dell'arma, con tutta probabilità una grossa ascia o un machete: nulla è stato trovato nella stanza di viale Roma se non un biglietto scritto in francese dall'uomo dove si faceva riferimento a Emma. Certo è che i due si erano incontrati sabato sera, poi il buio. Fino a domenica mattina quando le coinquiline della 31enne hanno avvertito la polizia preoccupate perché Emma non era tornata a dormire. Prima ancora avevano chiamato Ngounet il quale si era detto "preoccupato" ma giurando di non "avere nessuna notizia su di lei". Mentre la Mobile trovava il cadavere del camerunese impiccato in viale Roma, al 113 arrivava la telefonata di un barista di via Togliatti allarmato da una macchia di sangue su uno dei cassonetti dell'immondizia all'altezza del civico 25, a due passi dall'armeria. E là dentro, nel pomeriggio, il tragico ritrovamento. 

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