Omicidio Vergato, il ritratto degli uomini sotto accusa

I cittadini di Tolè: "Gli accusati del delitto di Consolato Ingenuo? Non erano violenti ma bevevano troppo"

Carabinieri e vigili del fuoco sul luogo del ritrovamento del corpo

Carabinieri e vigili del fuoco sul luogo del ritrovamento del corpo

Bologna, 2 agosto 2019 - «Erano grandi amici, da tanti anni ormai li conoscevano tutti in zona. Stavano sempre insieme, ma avevano il vizietto di alzare un po’ il gomito, ogni tanto, e allora talvolta gli animi si scaldavano. Ma non erano mai violenti». Consolato Ingenuo, il 42enne trovato mercoledì senza vita in un dirupo di Vergato, in Appennino, e il romeno Mihai Nutu Apopei, uno dei fermati per il suo omicidio, erano amici. Finiti i turni di lavoro – entrambi erano operai – si trovavano nel bar di Tolè o in quello di Cereglio. E i titolari e gli avventori di quei bar li conoscevano bene (foto).

AGGIORNAMENTO L’ultima ipotesi: l’operaio gettato vivo nel dirupo

«Da qualche tempo si era aggiunto al loro gruppetto anche Rudic, ‘il Codino’ – si racconta ai tavolini del bar di Tolè, seduti a sfogliare i giornali che scrivono della vicenda –. Un tipo schivo, non uno con cui si aveva voglia di attaccare briga insomma. Ma sempre cordiale, a volte offriva da bere agli altri clienti e difficilmente era molesto». Rudic abitava da poco più di due anni a Tolè, dove ha una compagna, mentre Apopei, romeno divorziato e con figli, da una ventina d’anni abitava a Cereglio, dove lo conoscono tutti.

Rudic ha precedenti per reati contro il patrimonio e contro la persona; Apopei invece per episodi minori, tra cui guida in stato di ebbrezza. Ora i due, che si trovano nel carcere della Dozza in attesa della convalida del fermo, sono accusati di omicidio in concorso aggravato dai futili motivi e dall’occultamento del cadavere (VIDEO). E proprio accanto al dirupo pieno di rovi in cui i due, secondo l’accusa, hanno gettato il corpo di Ingenuo con l’intenzione di disfarsene – il salto sarebbe stato di 50 metri se il cadavere non si fosse impigliato in un albero a pochi passi dal ciglio della strada, permettendo così a vigili del fuoco e carabinieri di ritrovarlo in breve tempo –, due signore ora portano dei fiori. «Stanotte non abbiamo dormito al pensiero di quello che è successo – spiegano –. Consolato era una persona buona, che stravedeva per il proprio bambino. È vero, ogni tanto si fermava al bar a bere qualche bicchiere con altri uomini, ma non ci sembravano persone violente: mai ci saremmo aspettate una tragedia simile».

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