Omicidio Vergato, l’ultima ipotesi. L’operaio gettato vivo nel dirupo

Svolta l’autopsia sul corpo di Consolato Ingenuo, 42 anni, ritrovato morto mercoledì scorso

Nel riquadro la vittima Consolato Ingenuo

Nel riquadro la vittima Consolato Ingenuo

Bologna, 3 agosto 2019 - Tracce di sangue davanti alla porta di casa di uno degli indagati. Le hanno trovate i carabinieri di Vergato, impegnati a scandagliare tutta l’area tra Tolè e Cereglio, in Appennino, alla ricerca di elementi che possano fare chiarezza sulla morte di Consolato Ingenuo, 42 anni, trovato senza vita in un dirupo mercoledì scorso. Per il suo omicidio si trovano ora in stato di fermo, nel carcere della Dozza, Ivan Rudic, serbo di 34 anni, e Mihai Nutu Apopei, 50enne romeno da anni però residente a Cereglio. I due uomini, che sono difesi rispettivamente dagli avvocati Duccio Cerfogli e Tiziana Zambelli, compariranno oggi per la convalida del fermo davanti al Gip Domenico Panza. Per loro l’accusa è di omicidio in concorso aggravato dai futili motivi e dall’occultamento del cadavere; le indagini sono coordinate dal pm Bruno Fedeli.

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Ora spetterà ai Ris di Parma e alla Scientifica stabilire se le tracce ematiche trovate davanti all’abitazione di Apopei, a Cereglio, appartengano effettivamente a Ingenuo o meno. Se così fosse, si potrebbe presumere che sia quello il posto in cui l’uomo è stato pestato a morte, per poi essere trasportato, esanime oppure già senza vita, nel dirupo accanto alla Provinciale 26.

Non è ancora accertato infatti se Ingenuo sia stato gettato nel dirupo già morto o soltanto privo di sensi: stando alle prime indiscrezioni, l’autopsia, eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Alberto Amadasi, ha rilevato che il corpo non ha fratture se non quella al setto nasale – cosa peraltro già constatata in un primo esame superficiale e anche dalla tac fatta prima dell’esame autoptico – e le cause della morte sarebbero riconducibili a un’emorragia interna, compatibile con la conseguenza di un pestaggio. Emorragia che potrebbe essere stata causata proprio dal pugno al naso, dati anche i versamenti riscontrati sotto gli occhi dell’uomo. Inoltre, l’uomo ha riportato anche un trauma cranico: può essere che dopo essere stato colpito sia caduto a terra, abbia battuto la testa e perso i sensi.

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Il corpo di Consolato Ingenuo, originario della provincia di Vibo Valentia ma da una ventina d’anni residente nei dintorni di Vergato, prima a Cereglio e poi, dopo la separazione dalla moglie, ad Amore, è stato ritrovato dai carabinieri e dai vigili del fuoco mercoledì scorso, attorno alle 15.30. Era in un dirupo accanto alla provinciale 26 che unisce Tolè e Cereglio, impigliato in un albero a circa 7-8 metri dal ciglio della strada. La denuncia della scomparsa dell’uomo era stata presentata proprio dalla ex, preoccupata perché Ingenuo aveva saltato la consueta telefonata della buonanotte al figlioletto di 4 anni, e da uno dei fratelli, a cui l’operaio calabrese non aveva risposto al cellulare per una mattina intera.

Cellulare che tuttora manca all’appello, così come il portafoglio che la sera della scomparsa, lunedì, Ingenuo di certo aveva con sé. Ora carabinieri e pompieri stanno setacciando il dirupo – profondo in totale una cinquantina di metri – in cui è stato ritrovato il corpo, per capire se questi oggetti possano trovarsi ancora lì. Nessun esito in questo senso neanche dalle perquisizioni delle case dei due sospettati, durante le quali i militari hanno ritrovato però i vestiti che i due indossavano la sera del 29 luglio, macchiati di sangue. Anche questo dovrà essere esaminato dalla Scientifica, per scoprire se è della vittima.

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