Omicidio Bologna via Larga, un arresto al confine

Il 19enne tunisino preso a Ventimiglia, voleva lasciare l'Italia. La vittima aveva numerosi alias e precedenti per spaccio di droga

Bologna, 14 luglio 2022 - Preso in meno di 48 ore. Mentre probabilmente già si pregustava la Francia e l’impunità. È stato fermato alla stazione ferroviaria di Ventimiglia (Imperia), con un piede già sul treno che lo avrebbe portato all’estero, il giovane tunisino di appena 19 anni accusato di essere l’autore dell’omicidio di ieri l’altro. Giorno in cui un marocchino di circa 20 anni è stato trovato senza vita in uno stabilimento abbandonato di proprietà di Ferrovie dello Stato in via Larga, quartiere San Donato, ma a due passi dal Pilastro.

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Omicidio in via Larga, arrestato un uomo
Omicidio in via Larga, arrestato un uomo

Il tunisino fermato aveva lasciato Bologna poche ore dopo l’omicidio, martedì mattina: è stato fermato mentre si trovava a bordo di un treno con destinazione Ventimiglia e il probabile intento di recarsi in Francia. Una fuga che lascia presumere l’intento di sottrarsi alla giustizia qui in Italia e sfuggire al carcere.

Un’indagine lampo quindi, quella dei carabinieri, che ieri pomeriggio hanno fermato e arrestato l’adolescente straniero: il fermo, emesso dalla pm Anna Cecilia Maria Sessa, è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Ventimiglia e dal personale della locale Polizia ferroviaria.

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Il tunisino era già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e la persona. Ora dovrà rispondere anche del reato di omicidio aggravato. Nei suoi confronti, gli inquirenti hanno raccolto "gravi, univoci e concordanti" indizi di colpevolezza, fanno sapere: si tratterebbe di elementi rilevati dalla Scientifica in quasi 12 ore di lavoro ininterrotto e di alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti.

La vittima è stata trovata esanime in una pozza del suo sangue; era stata colpita con numerose coltellate al corpo, mentre si trovava nuda e con le gambe legate, sul pavimento dell’ambiente sudicio.

Il movente, come ipotizzato già in un primo momento, pare sia da ricondursi all’ambiente dello spaccio. Un’ipotesi, questa, rafforzata dall’identificazione del corpo martoriato del giovane magrebino. Anche se sul suo vero nome non c’è certezza, dati i numerosissimi alias con cui era conosciuto, i rilievi dattiloscopici effettuati dai militari della Sezione investigazioni scientifiche del Comando provinciale con il contributo del Reparto dattiloscopia preventiva del Racis di Roma, hanno infatti permesso di giungerne all’identità.

Si tratta di un marocchino, di vent’anni, noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e inerenti gli stupefacenti, ma dotato di talmente tante false identità da rendere complicato per le forze dell’ordine risalire a quella reale. Fondamentale per ricostruire la precisa dinamica dell’aggressione, infine, sarà l’esame autoptico sul suo corpo, che sarà svolto a breve.

A indagare sull’omicidio, coordinati dalla Procura, sono stati i carabinieri del Comando provinciale agli ordini del colonnello Rodolfo Santovito, con i militari del Nucleo investigativo, della Compagnia Bologna Centro e della Scientifica.

Hanno contribuito anche gli agenti della Polizia ferroviaria; l’area dismessa del Pilastro è di loro competenza, essendo di proprietà delle Ferrovie, e questi hanno collaborato per giungere all’identificazione delle persone coinvolte.

Le indagini restano però in corso: l’obiettivo infatti è quello di chiarire se all’aggressione e successivo assassinio del giovane marocchino abbiano preso parte anche eventuali altri complici, oltre che quello di ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto e il contesto nel quale è maturato il violento omicidio.  

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