
L’appartamento di via Zanolini, dove Giuseppe Marra (nel tondo in alto) è stato ucciso. Nel tondo in basso la moglie indagata Lorenza Scarpante
Bologna, 5 giugno 2025 – Una camicetta da donna, completamente intrisa di sangue. Sistemata a mo’ di cuscino sotto la testa di Giuseppe Mazza. L’hanno repertata gli specialisti della Sezione investigazioni scientifiche in via Zanolini. Un ulteriore tassello che potrebbe andare ad aggravare la situazione di Lorenza Scarpante, moglie della vittima, attualmente alla Dozza con l’accusa di omicidio volontario aggravato. La legale di Scarpante, l’avvocato Chiara Rizzo, ha annunciato che presenterà ricorso al Riesame, “perché sono convinta che le cose non siano andate come ritiene la Procura”, ha spiegato. Intanto, però, vanno avanti gli accertamenti da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo, che stanno cercando di ricostruire un movente per tanta violenza.
Chi conosce Lorenza, intanto, racconta che la donna, nell’ultimo periodo, era spesso ‘sopra le righe’ e molto arrabbiata con il marito che chiamava “il mio ex”. Una relazione deteriorata, che per l’accusa potrebbe essere deflagrata dopo una notte in cui - stando al racconto dell’indagata - la coppia avrebbe consumato un mix di coca, mariujana e allucinogeni. L’ipotesi è che Mazza sia caduto a terra, magari per un malore, e una volta sul pavimento la donna abbia sbattuto la sua testa con violenza contro gli spigoli delle pareti. Le macchie di sangue, infatti, imbrattano i muri dell’appartamento di via Zanolini all’altezza del battiscopa.
Gli accertamenti delegati dalla pm Manuela Cavallo ai carabinieri dovranno anche chiarire se la donna indossasse, al momento del delitto, la camicetta trovata sotto al cadavere del cinquantanovenne: per questo la Sis è tornata più volte nell’appartamento, analizzando anche le altre stanze, in particolare il bagno, dove l’indagata potrebbe essersi lavata dopo il delitto, prima di mettersi a letto. In che stato fosse la vittima al momento della morte lo dovranno dire gli esami tossicologici. All’autopsia, eseguita dal medico legale Filippo Pirani, ha partecipato come consulente di parte anche la tossicologa Elia Del Borrello. L’autopsia ha evidenziato quattro ferite alla testa: una sulla fronte, particolarmente profonda; le altre dietro la testa.
La Procura ha disposto contestualmente l’analisi dei cellulari di vittima e indagata, per verificare se nei messaggi che la coppia si scambiava e scambiava con gli amici si possa ricostruire il contesto in cui è maturato il delitto. Se d’impeto o premeditato. Le certezze granitiche al momento restano l’orario della morte di Marra, avvenuta intorno alle 3 del mattino della notte tra il 26 e il 27 maggio scorsi, e il fatto che la donna fosse nell’abitazione quando l’uomo è morto. Per gli inquirenti è poi inverosimile che Scarpante non abbia sentito i tonfi tanto violenti da svegliare i vicini. Ed è inverosimile che la mattina dopo non si sia accorta subito del disastro di sangue intorno al corpo sfigurato del marito. Ancora, nessuno sarebbe entrato nell’abitazione quella notte, dove c’erano soltanto moglie, marito e gatto di casa. L’indagata, però, si difende dicendo di essere andata a dormire a mezzanotte aver trovato il marito la mattina dopo “in quello stato”. E grida, dal carcere, la sua innocenza.