Bologna, 28 maggio 2025 – Il tinello imbrattato di sangue. Sangue sui mobili e sulla porta. E a terra, riverso a pancia in giù, il corpo di Giuseppe Marra, 59 anni. Irriconoscibile. Devastato da più colpi, di cui uno sicuramente mortale, inferti con un oggetto pesante alla testa.

È questa la scena che, ieri mattina poco dopo le 10,30, si è presentata ai primi soccorritori intervenuti nell’appartamento al terzo piano del palazzo al civico 16 di via Zanolini. La calma di questa strada semicentrale, costeggiata di palazzine liberty e piccoli giardini, ieri mattina è stata rotta da urla disperate.

“Ho visto questa donna che gridava, coperta di sangue”, racconta l’uomo che ha dato l’allarme ai carabinieri. “Gridava ‘è caduto, chiamate qualcuno’. E parlava del marito”. La donna sull’uscio, sotto choc e fuori di sé, era Lorenza Scarpante, 57 anni, moglie di Marra.
In via Zanolini sono subito intervenuti i carabinieri del Radiomobile, della compagnia Bologna Centro e del Nucleo investigativo, coadiuvati dai colleghi della Sezione investigazioni scientifiche. Che hanno lavorato a lungo nell’appartamento, per capire cosa e chi abbia causato la morte di Marra.
Senza alcun dubbio una morte violenta. Il medico legale Filippo Pirani, dallo stato di rigidità del cadavere, ha stimato che la morte possa essere avvenuta diverse ore prima del ritrovamento del corpo, plausibilmente la scorsa notte, anche se sarà l’autopsia a dettagliare l’orario esatto del decesso. Quando nell’abitazione, dove Marra e la moglie vivevano dal 2021, c’erano soltanto loro due e il gatto di famiglia.
I due figli della coppia vivono infatti da qualche tempo fuori e ora stanno tornando in città. La donna avrebbe detto ai carabinieri di essersi svegliata e aver trovato il marito a terra, in mezzo al sangue, in quello stato. Di non aver sentito rumori di intrusioni e che la porta di casa era chiusa.
Parole emerse da uno stato di confusione e agitazione enormi. Uno stato emotivo alterato, per cui è stato disposto che la donna venisse trasportata in ospedale, per essere sottoposta anche a esami del sangue, tesi a verificare se avesse assunto delle sostanze. Nell’appartamento, infatti, i carabinieri hanno trovato anche della polvere bianca, probabilmente cocaina, che dovrà essere analizzata.
Accertamenti necessari in vista dell’interrogatorio della donna di fronte ai carabinieri e alla pm Manuela Cavallo, che coordina le indagini. La donna sarà indagata per omicidio volontario: un’iscrizione come atto dovuto, a tutela della sua delicata posizione. Per tutta la giornata di ieri, intanto, l’appartamento è stato setacciato da cima a fondo: i carabinieri della Sis hanno repertato ogni traccia di sangue, per delineare la dinamica dell’omicidio. Anche per verificare l’eventualità che qualcuno possa essere entrato nell’abitazione e poi essere fuggito dopo aver ucciso il cinquantanovenne.
Per questo, nell’ipotesi che qualcuno possa essersi introdotto e uscito dalla casa, sono state acquisite le immagini riprese dalle telecamere private e pubbliche di via Zanolini. E sono stati setacciati i cassonetti della strada, in cerca di quell’oggetto pesante usato per colpire alla testa la vittima. Nulla, però, è stato trovato nei contenitori dei rifiuti. Non è escluso neppure che l’arma sia ancora in casa, che sia stata magari lavata dopo essere stata usata. Anche la Renault Scenic in uso a entrambi i coniugi è stata posta sotto sequestro e dovrà essere controllata.
Intanto, i carabinieri hanno ascoltato i vicini di casa e i conoscenti della coppia. Alcuni hanno riferito di litigi frequenti. Giuseppe e Lorenza erano infatti in crisi da qualche tempo: erano stati anche separati per un po’, ma nell’ultimo periodo erano tornati insieme per ‘riprovarci’. E l’altra sera erano in casa da soli, come accertato dagli investigatori. Cosa sia accaduto tra quelle quattro mura, su cui ora i militari hanno apposto i sigilli del sequestro penale, saranno le indagini a delinearlo. Il gatto, unico testimone di una violenza brutale, è stato portato via dalla abitazione e affidato temporaneamente a un rifugio, finché qualcuno non sarà nelle condizioni di prenderlo con sé.