Operazione antidroga Barca Bologna: "Così la banda piazzava lo stupefacente"

L’ordinanza del giudice: "Soggetti pericolosi e spregiudicati per guadagnare denaro. Ecco il sistema". L’acquisto di 25 grammi di "bamba" e l’offerta al figlio minorenne in macchina per testarne la qualità

Bologna, 7 luglio 2022 - Gli appuntamenti per i "regali di Natali", gli 'aperitivi' o "i funghi" venivano programmati con "estrema precisione". E gli incassi, centinaia di migliaia di euro, immessi in un «collaudato sistema di lavaggio di denaro». Questo grazie al «fattivo e ben remunerato (c’è chi percepiva il 10% netto su ogni operazione andata a buon fine, ndr) intervento di alcuni imprenditori locali». Tra cui un gioielliere della città, finito agli arresti domiciliari. Un castello accusatorio – sono oltre 350 le pagine dell’ordinanza firmata dal sostituto procuratore della Dda Roberto Ceroni che ha coordinato gli oltre due anni di lavoro della Mobile – accolto in pieno dal gip Andrea Salvatore Romito, il quale sottolinea l’elevato «rischio di recidiva» nelle condotte degli indagati (50 di cui 8 donne), 25 finiti alla Dozza, 3 ai domiciliari e 9 con obbligo di dimora, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (9) aggravato dal possesso di armi (sette le pistole sequestrate, alcune clandestine), detenzione ai fini di spaccio e riciclaggio. Il giudice non dimentica l’alta pericolosità di alcuni di essi, «inseriti ad alto livello negli ambienti delinquenziali del narcotraffico» con «competenze e aderenze conoscitive sviluppate nel corso degli anni». Nei quali, inoltre, «è evidente la spregiudicatezza» e la «elevata lucrosità in grado di vincere ogni forma di autocontrollo». 

Giuseppe Paglia e il capo della Mobile Roberto Pititto
Giuseppe Paglia e il capo della Mobile Roberto Pititto

La banda. Su tutti spicca Andrea Balboni, «figura centrale del sodalizio» e dalla «caratura criminale di primo piano nell’area metropolitana bolognese». Di fatto nullafacente ma «titolare di oltre mezzo milione di euro», noto soprattutto alla Barca, negli anni «era stato in grado di imporsi e di imporre il proprio gruppo in una posizione di rilevanza nell’ambiente del narcotraffico». Incuteva «timore» sia negli «altri operanti del settore», sia «nei clienti» e di «chiunque venisse a confrontarsi con lui e il suo gruppo». Il «braccio destro» era Mirko Mezzetti, un insospettabile incensurato ma che «godeva della sua piena fiducia». Poi, secondo le accuse, c’era Luca Giacomelli – «politicamente molto esposto nella destra cittadina e riferimento di spicco della tifoseria Fortitudo» – che si divideva con Mezzetti le consegne: il primo pensava alla vendita di cocaina, il secondo di marijuana e hashish. Ai vertici del gruppo agivano quattro albanesi (Grifi Altin, Adrian Shehi, Blendi Koci e Mirian Paja), poi il «ruolo rilevante» ricoperto da due donne, Silvia Andreani e Giuseppina Bonvissuto (compagna di Mezzetti), le quali «si prestavano a offrire le basi logistiche per i più importanti incontri tra i sodali», oltre che per «il deposito e la custodia di stupefacenti, denaro e armi». 

I prezzi. «Eravamo rimasti d’accordo di fare spesa questa settimana», è una delle centinaia di conversazioni intercettate agli indagati al cellulare o nelle loro auto. E quelle spese, tradotto «i rifornimenti» che secondo polizia e Dda andavano dai 25 ai 200 grammi fino al chilo «a botta», avvenivano «con cadenze quanto mai regolari e modus procedendi per le cessioni altamente collaudato». In molte chiacchierate si fa riferimento al cash: un chilo di cocaina per 45mila euro, 18 panetti da 100 grammi di hashish per 700 euro cadauno. 

Padre e figlio. Nella rete dell’inchiesta è finita anche la sorella di uno dei principali indagati impiegata in un istituto religioso accusata di riciclaggio. Nell’ordinanza, spazio viene riservato all’inizio dell’inchiesta partita da uno degli indagati, esperto in rapine a mano armata ma che decise di passare allo spaccio di cocaina. E’ il 24 dicembre 2019 quando quest’ultimo è in auto con il figlio all’epoca minorenne in attesa di incontrare un fornitore per acquistare «25 grammi di bamba» come regalo di Natale. «Senti che pietra», dirà il genitore rivolto al figlio invitandolo a fumare insieme una «piccola» parte per «sentire com’è». Invito che sarà accolto.

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