
Il momento in cui Maffia viene fermato all’aeroporto di Barcellona il 2 giugno
Genaro Maffia ha rifiutato di consegnarsi all’Italia. Accusato di duplice omicidio volontario, è attualmente detenuto in un carcere di Madrid. Fermato all’aeroporto di Barcellona lunedì mattina intorno alle 8,45, appena sbarcato a El Prat, il 48enne aveva tentato la fuga da Bologna, dopo che secondo gli inquirenti aveva ucciso, poche ore prima, i suoi due coinquilini Luca Gombi e Luca Monaldi nell’abitazione di piazza dell’Unità, al civico 15. Due zaini e due valigie. Pantaloni corti, scarpe da ginnastica. E maglia a righe, diversa da quella indossata al momento della partenza da Bologna (come visionato dalla telecamera sotto i portici della Bolognina), prima di prendere il taxi direzione aeroporto. Vestito così quindi lo hanno trovato i colleghi spagnoli della Policìa Nacional. Secondo le autorità iberiche, al momento del fermo, Maffia era tranquillo, non ha fatto tante domande e non si è mostrato agitato. Un’indagine lampo, quella della Squadra Mobile con a capo Guglielmo Battisti, coordinata dal pm Tommaso Pierini. Undici ore, fino alle 17, per fermare il sospettato, un lasso di tempo dove è intervenuto anche il gip Claudio Paris che ha firmato la richiesta di misura cautelare, insieme a un mandato di arresto europeo.
A quel punto, sottoposto a fermo dalla Policìa Nacional dell’aeroporto di Barcellona, è arrivata la convalida davanti al giudice iberico nella giornata di mercoledì, secondo quanto riferito dal tribunale nazionale dell’Audiencia Nacional a il Resto del Carlino. Così Maffia giovedì è stato trasferito dalla Catalogna a Madrid, in carcere. Ieri gli sono state prese le impronte segnaletiche che poi sono state inviate alla polizia italiana. Una grande cooperazione internazionale, con anche l’ausilio dello Sco, Servizio centrale operativo, e dello Scip, Servizio di cooperazione internazionale. Il rientro in Italia di Maffia è ora in fase di evoluzione, con le procedure di rito che i due Paesi dovranno seguire, con la richiesta di estradizione da parte dell’Italia.
"Fin quando non lo avremo qui potranno emergere poche novità. Tutto quello che era da fare è stato fatto nei tempi giusti. Ci sono poche cose da chiarire. Una volta arrivato in Italia sarà interrogato. Ma ci vorrà almeno un mese prima del suo rientro", ha spiegato il questore Antonio Sbordone.
Maffia il 2 giugno, all’alba, aveva anche provato a depistare la scena del crimine, secondo gli inquirenti, mettendo nelle mani delle vittime, di 50 e 54 anni, due coltelli. Uno pulito e uno sporco. Poi, la fuga in aeroporto. E qui, per confondere le idee nelle ricerche, due biglietti acquistati. Uno per Barcellona e l’altro per Madrid. Atterrato a Barcellona, a Madrid ci è però arrivato davvero. Ma in carcere.