Ospedale Maggiore Bologna: i colleghi sono in ferie, il primario fa le notti

Alessio Bertini, dirige il Pronto soccorso e la Medicina d’urgenza: "C’è qualche criticità, bisogna affrontarla"

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Bologna, 21 luglio 2022 – Per permettere ai colleghi di riposare e fare le ferie, anche il primario del Pronto soccorso e Medicina d’urgenza dell’ospedale Maggiore di Bologna, si è messo a fare le notti. Cosa piuttosto inusuale per un direttore di Unità operativa. Ma non per Alessio Bertini che si schermisce e non vuole parlare dei turni di notte che non considera niente di eccezionale, nemmeno per chi è nella sua posizione. "È un periodo di ferie, ci sono un po’ di criticità che devono essere affrontare e i colleghi devono fare le ferie". Poche parole che denotano una grande modestia ma anche una enorme abnegazione per un lavoro durissimo, soprattutto in un Pronto soccorso come quello del Maggiore che si ferma mai. Dove arrivano in continuazione feriti, persone contagiate dal Covid, traumi, malori di ogni tipo, adesso anche quelli da caldo che colpiscono soprattutto le persone sopra i 75 anni. E qui il primario si ’sbottona’ di più: "Una decina di malori in più al giorno, a causa le alte temperature, adesso arrivano".

Il fatto che anche un primario, per permettere ai colleghi di riposare, sia disponibile a fare i turni notturni, la dice lunga su quanto la pianta organica degli ospedali, soprattutto nei reparti di emergenza-urgenza, sia ridotta all’osso. Salvatore Lumia, chirurgo del Sant’Orsola e presidente regionale del sindacato Cimo-Fesmed afferma che quello del Servizio sanitario nazionale "è un collasso annunciato. La situazione in Emilia-Romagna, come quella di altre regioni, sta assumendo connotati di grave criticità, divenendo al limite della sostenibilità in molti settori, sia della sua componente ospedaliera che in quella territoriale – afferma –. Manca il personale e soprattutto mancano i medici e la situazione era già così prima del Covid, come abbiamo denunciato innumerevoli volte".

E fa un’analisi di quello che accade nei reparti di Pronto soccorso, quelli che al momento hanno maggiori sofferenze di organico: "C’è una perdita di attrattività: i medici fuggono dai reparti di emergenza-urgenza e da quelli di Pronto soccorso e non se ne trovano facendo i concorsi. Oltre che per ragioni già di mancata programmazione, ci sono i carichi di lavoro – specifica – con turnazioni spesso fatte all’ultimo momento di settimana in settimana (mentre il turno di servizio dovrebbe essere comunicato entro il mese precedente) che non permettono al medico di poter gestire una vita personale e familiare adeguata. Mancano poi le prospettive di progressione di carriera. Senza contare l calo delle retribuzioni: gli stipendi dei medici ospedalieri, non solo sono bloccati in un contratto già scaduto pre-pandemia, ma sono calati – dichiara – con indennità di risultato ridotte a causa dell’impoverimento del fondo che è stato utilizzato per pagare i costi extra della pandemia anche per la mancata applicazione regionale del dl Calabria. Senza risposte a tutte queste cause irrisolte – afferma – i medici continueranno a fuggire dagli ospedali verso il privato e i giovani medici cercheranno lavoro all’estero, dove le remunerazioni sono più adeguate alle responsabilità".

 

 

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