Ospizio lager, anziani picchiati e lasciati morire Quattro badanti arrestate dai carabinieri

Aurelia Dragomir e le sue collaboratrici sono accusate di maltrattamenti, omissione di soccorso ed esercizio abusivo della professione. Due gli ospiti deceduti, nel giro di due settimane, nella struttura di Monteveglio. Altri sette erano stati poi trasferiti in un hotel

Migration

di Nicoletta Tempera

Una casetta arancione, con le tendine alle finestre e un ampio cortile affacciato sulle colline della Valsamoggia. E, oltre la porta, l’inferno. "Gli faccio le tagliatelle a mano tutti i giorni", prometteva Aurelia Dragomir ai parenti che le affidavano i loro anziani da accudire, pagando una retta di 1.300 euro al mese. E invece la donna, romena di 56 anni, assieme alle sue tre collaboratrici, le sorelle Antonella (63 anni), Luana (59) e Natascia (45) Marchese, avrebbe vessato i poveri ospiti in ogni modo, per tutti i giorni della loro permanenza. I carabinieri del Nas, che ieri hanno arrestato le quattro, hanno scoperto un incubo reale nascosto tra le mura della casa famiglia ‘Nino Aurelia’ di Monteveglio. Un incubo fatto di violenze fisiche e psicologiche. Di minacce e umiliazioni. Tutto documentato attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, che raccontavano di un quotidiano fatto di paura per i nove anziani, tutti ultraottantenni, che vivevano nella struttura.

L’indagine è partita dalla morte di Vincenzo Fornasini, di 82 anni, avvenuta il 22 gennaio per polmonite all’ospedale di Bazzano. I medici, al momento del ricovero, avevano riscontrato traumi e lividi sul corpo dell’anziano, arrivato praticamente in fin di vita. E avevano avvertito i carabinieri della stazione di Bazzano, perché la situazione era sospetta. In particolare, il pensionato aveva un trauma facciale e dei segni ai polsi e alle caviglie, come se fosse stato a lungo legato. Da quella morte, dovuta a uno stato di abbandono in cui versava il povero Fornasini (che, per l’accusa, non sarebbe stato soccorso per tempo dalle quattro), l’indagine si è allargata, arrivando a scoperchiare una realtà fatta di vessazioni e crudeltà, minacce e botte. L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Amato e dalla pm Manuela Cavallo, è quindi passata al Nas. Che, in questi mesi, ha potuto accertare come la Dragomir e le tre collaboratrici, dopo la morte di Fornasini e di un’altra ospite l’8 febbraio, anche lei lasciata in agonia per ore, abbiano proseguito la loro attività, con le stesse modalità, in un’altra sede. La Dragomir aveva infatti venduto a fine febbraio la villetta di Monteveglio e aveva trasferito, senza alcuna autorizzazione, gli ospiti in un albergo di Zocca. Il tutto, in barba alle norme anti-Covid e fiscali.

Qui, in un blitz avvenuto lo scorso luglio, gli anziani sono stati finalmente liberati dall’incubo. E ieri, all’esito delle indagini, la Dragomir e le sorelle Marchese sono state arrestate in esecuzione di una misura cautelare disposta dal gip Francesca Zavaglia. Che, descrivendo le indagate, ne evidenzia il "cinismo e la mancanza di umanità". Le quattro donne ora si trovano ai domiciliari, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Rispondono, a vario titolo, di maltrattamento, omissione di soccorso ed esercizio abusivo della professione sanitaria, perché avrebbero pure somministrato farmaci e sedativi agli anziani senza prescrizioni. Alle indagate sono contestate anche violazioni relative all’attivazione di una struttura socio-assistenziale senza autorizzazione, l’assenza di regolari contratti di lavoro per le collaboratrici e l’abuso nella somministrazione dei medicinali.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro