Dopo la sospensione ’sine die’ dei 229 licenziamenti annunciata dopo il summit al ministero, il caso della Magneti Marelli torna al tavolo del Mimit il prossimo 8 novembre. In quella sede "inizieremo il percorso per trovare una soluzione che porti alla reindustrializzazione del sito". Fino ad allora lo stabilimento di Crevalcore non si fermerà, ma anzi "continuerà a produrre". Per questo "non c’è bisogno di cassa integrazione". A garantirlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ieri in risposta all’interrogazione del deputato di Azione, Fabrizio Benzoni, durante il question time. Un’occasione anche per mettere i puntini sulle ’i’ sui vari passaggi che hanno portato Crevalcore a rischio di chiusura, Marelli a volersi disimpegnare dallo stabilimento, tant’è che si sta già cercando un nuovo acquirente, e a discutere del futuro dell’automotive (Marelli produce componenti per il motore endotermico, mentre la transizione ecologica porterà all’elettrico nel 2035).
"Noi siamo qui per recuperare rispetto alla disattenzione e agli errori fatti, in tutto questo lungo percorso dell’automotive italiano, dai precedenti governi", incalza Urso. A cui dà manforte anche il deputato bolognese di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, viceministro dei Trasporti: "Questo governo ha evitato la chiusura del sito di Crevalcore e non ci sarà la Cig. Ma sorprende che le istituzioni locali non ringrazino l’esecutivo. Prima dicono che il ’governo deve fare la sua parte’, poi quando la fa nessuno dice alcunché". Un atteggiamento che – secondo Bignami – non giova ai lavoratori. "Evitiamo toni trionfalistici, ma ci siamo assunti un impegno e lo stiamo mantenendo", insiste il viceministro, rigettando anche l’interpretazione secondo la quale il fatto che la proprietà di Marelli, il fondo Usa Kkr impegnato nella partita di Tim, sia un motivo di debolezza per il governo.
"Direi che è il contrario. Di fronte a una partita strategica come quella di Tim, l’esecutivo guarda con molta attenzione al comportamento su Marelli...", spiega Bignami. L’impegno del governo è confermato ieri in Aula da Urso che ha parlato di "un futuro per Crevalcore". E, in risposta anche alle affermazioni di questi giorni del leader di Azione Carlo Calenda (ignorato dagli operai di Crevalcore quando si è presentato davanti ai cancelli non risparmiando critiche al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini), Urso riavvolge indietro il nastro e conferma "diversi errori dei governi precedenti. Tra questi, specifica che "la cessione della Marelli al fondo americano Kkr nel 2018 non fu accompagnata da alcun “contratto di garanzia” sul proseguimento dell’attività dello stabilimento di Crevalcore". Garanzia "che non diede neppure il gruppo Stellantis (nato dalla fusione dell’ex Fiat, Fca, con la francese Psa), al momento della nascita nel 2021, che anzi negli anni ha preferito virare sull’indotto francese a spese di quello italiano".
Bignami, dalla sua, conferma la sua vicinanza ai lavoratori e promette che tornerà alla Marelli di Crevalcore nei prossimi giorni, dopo l’incontro (senza proteste) davanti ai cancelli di poco più di una settimana fa. Non entra, poi, nelle prossime mosse dei lavoratori, ieri riuniti in assemblea per decidere se continuare la lotta: "Facciano come ritengono giusto. Finora le modalità messe in atto, in sinergia col governo, hanno portato dei risultati". Bignami in linea con i sindacati e la Fiom? "Mah... forse è la Fiom che è in linea con il governo Meloni".