Padre Domenico: "Serve collaborazione tra le istituzioni"

Il sacerdote della Basilica di San Giacomo Maggiore. "Prima bisogna capire il disagio sociale poi serve un dialogo"

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Finiscono le restrizioni e ritorna l’imbarbarimento di piazza Verdi, con cittadini e lavoratori lasciati soli a lottare contro movida selvaggia e spacciatori. Un’opinione sulla situazione attuale e suggerimenti per risolverla ci arrivano da poco distante, dalla basilica di San Giacomo Maggiore, attraverso le parole di Padre Domenico Vittorini.

Dopo la fine del lockdown, in piazza Verdi è tornato il degrado.

"Troviamo le stesse problematiche che ci sono da 20 anni. Il lockdown avrà lasciato qualcuno più agitato. Comunque parliamo sempre di poche persone".

Uno dei problemi più grossi è la presenza di spacciatori, che si spingono a intimorire lavoratori e cittadini.

"Qui bisognerebbe fare un discorso: perché parliamo sempre di spacciatori e non di consumatori? Il problema è anche quello, i primi ci sono perché ci sono i secondi. Secondo me, qui dovrebbe scendere in campo l’Università per cercare di sensibilizzare gli studenti sul tema della droga. Ma tutti siamo coinvolti e dobbiamo riflettere: anche il Comune e anche noi come Chiesa.

Gli spacciatori non hanno paura perché vedono che, anche se la polizia li porta in questura, dopo poco sono di nuovo fuori. Forse ci sono delle leggi sbagliate, è tutto da ripensare".

Quale potrebbe essere una soluzione?

"Bisognerebbe cercare di capire la situazione sociale, perché questo è uno spaccato della società di oggi. Non ci piace? La realtà rimane questa. Tutti devono fare squadra e fare la propria parte: Università, Polizia e Comune, allora forse ce la possiamo fare. Inoltre, questa situazione potrebbe finire anche se le famiglie con i bambini tornassero a frequentare questa zona. Il problema è che gli manca un motivo per farlo".

Serve quindi una riqualificazione o un progetto più solido di quelli proposti in passato?

"Sì, perché bisogna spingere le persone a frequentare piazza Verdi. Noi ci abbiamo provato organizzando una serie di concerti, ma con il lockdown non si è fatto più niente. La capofila di tutto rimane l’Università, perché i principali frequentatori della zona sono gli studenti. Serve un progetto comune, collaborazione, senza che qualcuno faccia il primo della classe, e allora così ce la possiamo fare".

Maria Letizia Camparsi

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