Bologna, 8 luglio 2024 – Paolo Bellini, 71 anni compiuti da poco ed ex terrorista di Avanguardia nazionale era stato condannato in primo grado all'ergastolo nell'aprile del 2022 dalla Corte d'Assise di Bologna come quinto esecutore della strage alla stazione del 2 agosto 1980. Oggi l’appello ha confermato l’ergastolo.

Conosciuto anche come la ‘primula nera’, Paolo Bellini nato a Reggio Emilia il 22 giugno 1953 secondo figlio di un ufficiale della Folgore, segue da subito le orme del padre: espulso dal Movimento Sociale Italiano nel 1971, a 18 anni si addestra come paracadutista.
Si avvicina agli ambienti di Avanguardia Nazionale ed il 15 giugno 1975 commette l'omicidio del militante di Lotta Continua Alceste Campanile, per il quale viene riconosciuto colpevole nel 2009, ma prosciolto per prescrizione. Bellini raccontò poi d’aver raccolto in auto Campanile, che chiedeva un passaggio per strada, e di avergli sparato. “Uccidere Alceste è stata la cosa più stupida che ho fatto nella mia vita – disse davanti alla Corte il 24 novembre 2021 –. Questa cosa me la porto dentro e mi corrode”.
Nel settembre del 1976 spara a un commerciante d'auto romano, Paolo Relucenti, all'epoca fidanzato della sorella, "per ragioni d'onore". Nella seconda metà degli anni Settanta è latitante in Brasile con il falso nome Roberto Da Silva e riesce a girare indisturbato per il mondo “protetto dai Servizi deviati”.
Ma Paolo Bellini sarà coinvolto in tanti misteri della storia d’Italia, tra cui la strage di Bologna, la strage di Capaci, la trattativa Stato-mafia. Ladro di mobili antichi, truffatore, pilota d'aerei e “assassino”, come lui stesso si è definito, la primula nera si è però sempre dichiarato innocente per la strage di Bologna.
Due i malori accusati in aula durante il dibattimento, un’operazione delicata al cuore, un mese di stop forzato del processo per attendere la guarigione e non creargli troppo stress e infermieri e medici sempre presenti in tribunale per misurargli la pressione.
Per lui, già collaboratore di giustizia ma uscito da ogni programma di protezione, la Procura generale chiese addirittura il carcere per “pericolo di fuga e inquinamento probatorio” ma il gip non accolse la richiesta e Bellini restò libero.
Indagato per la strage di Bologna, Bellini nega la sua presenza in città la mattina del 2 agosto, indicata da due testimoni, fornendo un alibi familiare che nel 1992 porta al suo proscioglimento. Nel 2019 l'ex moglie Maurizia Bonini riconosce il suo volto nelle immagini di un video amatoriale girato alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, poco prima della strage. L'alibi viene quindi ritenuto falso dai giudici, e viene processato dalla Corte d'Assise di Bologna, dove viene condannato all'ergastolo in primo grado per concorso in strage.
È stato descritto come "il quinto uomo" della strage alla stazione di Bologna in riferimento ai già condannati Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva, e Gilberto Cavallini, riconosciuto colpevole in primo e secondo grado.
Condannato all'ergastolo ma ancora a piede libero, viene arrestato il 29 giugno 2023 perché sospettato di pianificare vari omicidi, tra cui quello dell'ex moglie che aveva testimoniato contro di lui.