Bologna, ricatto hard al parroco. Tre a processo

"Paga o diffondo i nostri video hot", una ragazza di 29 anni accusata di estorsione

La ragazza aveva filmato incontri con il prete (istockphoto)

La ragazza aveva filmato incontri con il prete (istockphoto)

Bologna, 9 giugno 2018 - "Paga o diffondo i nostri video hard. Li vedranno il vescovo e i parrocchiani. Tutti sapranno quello che fai". E così lui, un sacerdote di 75 anni in forza a una parrocchia della città, aveva pagato. Letteralmente terrorizzato, aveva ceduto al ricatto a luci rosse della ragazza, una 29enne rumena con cui aveva avuto alcuni incontri intimi nel suo alloggio in parrocchia, consegnandole in più occasioni soldi per un totale di circa 1.700 euro. Alla fine, esasperato dalle continue e sempre più esose richieste, il prete aveva presentato denuncia ai carabinieri, facendo finire la donna in carcere.

I fatti risalgono al periodo dicembre 2015-gennaio 2016 e in quei giorni il parroco venne trasferito in un luogo lontano e riservato. Allora si disse perché era fortemente stressato e affaticato. Ora però emergono nuovi particolari che gettano una luce ancora più sinistra sulla vicenda. Nei giorni scorsi è stata infatti celebrata l’udienza preliminare davanti al giudice Domenico Panza e alla sbarra, oltre alla 29enne, c’erano altre due persone, cioè il fratello della donna e la sua fidanzata, rumeni di 27 e 26 anni.

Lei è accusata di estorsione, loro due di tentata violenza privata perché fecero pressioni sul parroco per fargli ritirare la denuncia, minacciando di diffondere i video hot ai giornali. Un piano che non riuscì, scrive il pm Enrico Cieri nel capo di imputazione, "dapprima per il rifiuto del sacerdote e quindi per il trasferimento di quest’ultimo in località riservata per sottrarlo alle minacce e violenze". Dunque il problema non erano lo stress e l’affaticamento, ma le minacce dei familiari della donna.

Il processo con rito abbreviato è stato aggiornato al 15 novembre, quando si terrà la discussione davanti al gup Panza che emetterà la sentenza. Il parroco non si è costituito parte civile, quindi i protagonisti saranno solo i tre imputati, tutti difesi dall’avvocato Gennaro Lupo. I punti fermi della vicenda sono gli incontri in parrocchia, ripresi dalla 29enne con il telefonino, e la consegna del denaro.

Per il resto le versioni divergono. Il prete in denuncia ha spiegato che la donna, separata e con due figli, si era presentata in chiesa per chiedere aiuto e lui le aveva dato piccole somme. Poi si erano conosciuti meglio e lei si era proposta di fargli alcuni massaggi visto che lui soffriva di un forte mal di schiena. E, così in quella situazioni, lei aveva approfittato per riprenderlo seminudo e in atteggiamenti che poi erano sfuggiti di mano.

La donna, nel frattempo tornata in libertà, si è invece sempre difesa sostenendo che lui le aveva dato il denaro perché si era innamorato e non voleva che lei tornasse in Romania. Una versione ritenuta non credibile da Procura e carabinieri. Infine, il fratello della 29enne e la sua fidanzata escludono le minacce e sostengono di essere andati a parlare con il parroco solo per avere un chiarimento. "Ci difenderemo davanti al giudice – dice l’avvocato Lupo –, siamo sicuri che emergerà la verità".

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