CRISTINA DEGLIESPOSTI
Cronaca

Passante di Bologna, l’ex ministro Di Pietro: “Il tracciato a nord resta il migliore”

Titolare delle Infrastrutture nel Prodi II, ottenne il sì dell’Europa al by-pass che venne poi cassato nel 2015. “Incredibile si discuta ancora su quale percorso puntare: è un’opera necessaria da 50 anni”

L'ex ministro Antonio Di Pietro mentre inaugura il primo tratto della Variante di Valico nel 2006. L'opera verrà poi completata e aperta nel 2015

L'ex ministro Antonio Di Pietro mentre inaugura il primo tratto della Variante di Valico nel 2006. L'opera verrà poi completata e aperta nel 2015

Bologna, 4 giugno 2025 – "Sul Passante nord si rischia la tela di Penelope". Correva l’anno 2008 quando Antonio Di Pietro, allora ministro alle Infrastrutture del secondo governo Prodi, preconizzò questo scenario, proprio a Bologna, in occasione dell’apertura della terza corsia dinamica autostradale, che corre accanto alla tangenziale e che in tre anni di lavori fu portata a casa. Non poteva saperlo, Di Pietro, ma quell’inaugurazione – insieme con la Variante di Valico e la quarta corsia in A1 per Modena –, sarebbe stata una delle rarissime nuove opere di cui lo snodo bolognese avrebbe beneficiato fino a oggi. E quella tela, evocata all’epoca quasi a provocazione, oggi rischia di tornare alla trama e all’ordito. Il progetto del Passante nord fu definitivamente stracciato nel 2015, prerendogli l’allargamento in sede dell’esistente, il cosiddetto Passante di Mezzo che, tuttavia, oggi rischia di non vedere mai la luce.

Di Pietro, cosa ne pensa?

"È impressionante. Sono passati quasi 20 anni. Ma ciò che impressiona non è che si sia scelta un’altra opera, quanto che si stia ancora discutendo su quale tracciato sia meglio realizzare: a nord, a sud, in mezzo o di sotto. E dire che all’epoca avevamo ottenuto l’autorizzazione dalla Comunità europea...".

I problemi del traffico però non sono cambiati.

"È da 50 anni che si doveva fare un passante. Chiunque si trovi ad andare da nord a sud del Paese, da est a ovest, anche in ambito europeo deve passare per Bologna. Bisogna passare, quindi, dentro una città, dove si mischiano i flussi: alla viabilità di lunga percorrenza, ad esempio, dei mezzi pesanti dell’autostrada, diretti anche all’estero, si unisce la mobilità urbana dei Bolognesi. Se ci intestardiamo sulla soluzione, alla fine non si fa nulla: ma un passante va fatto".

Qual è la soluzione di Di Pietro oggi?

"Io torno a ripetere che è meglio farlo il più lontano possibile dal centro e, con tutto il rispetto per le pianure, il Passante nord era il tracciato meno impattante e più facile. Ma non ho preferenze, si arriva al punto di dire che va bene tutto purché se ne faccia uno. Lo dico da cittadino, non da ex ministro: sono amareggiato. Io risiedo a Bergamo, ma abito in Molise e per Bologna passo in auto due volte al mese. Puntualmente arrivo al collo di bottiglia, mi metto in coda e aspetto, in fila. Se si elimina la strozzatura, si elimina anche l’inquinamento".

È una stoccata ai movimenti dal basso che per primi affossarono il suo progetto?

"Guardi, ciò che non condivido è l’ambientalismo a prescindere, perché se c’è un danno all’ambiente è proprio l’ingolfamento quotidiano continuo del traffico. Nella vicenda del Passante nord ci fu molto campanilismo e poco realismo. Bologna è un problema per il sistema Paese. Quando feci la Variante di Valico me ne hanno dette di tutto i colori, ma Bologna è uno snodo che non riguarda solo i Bolognesi".

Insomma, possibile che in 20 anni, sapendo la complessità di portare a termine opere di questa portata, si possa stracciare tutto di nuovo come nulla fosse?

"Ognuno vuole metterci lo zampino. E il mondo si distingue in protagonisti e in protagonismi. È necessario che chi ha il potere formale lo abbia anche reale, con norme tali per cui non possa essere impedita la realizzazione di opere necessarie al Paese. Un po’ come avvenne con la Tav. Ci sono infrastrutture fondamentali per l’economia e la viabilità di tutti".

In questi 20 anni, però, forse si poteva lavorare per potenziare altri tipi di mobilità, non concentrarsi solo su quella su gomma, no?

"Si possono potenziare tutte le mobilità che si vuole, ma c’è una mobilità a livello europeo, oggi, dalla quale non si sfugge. Un domani avremo le macchine elettriche, ma pur sempre macchine".

Qualche rammarico?

"Con Autostrade avevamo trovato l’accordo: facevano loro il Passante nord e noi ’banalizzavamo’ il tratto urbano dell’A14 che corre accanto alla tangenziale. Dobbiamo necessariamente passare per Autostrade: per rapporto, perché su Bologna se ne intersecano tre in quel punto (A1, A13 e A14) e perché le opere si ripagano con le concessioni. Ai tempi miei, bastavano 1,5 miliardi per il Passante. Ora non so".