Il sacerdote pastafariano: "Ecco a voi i precetti del Sacro tortellino"

L’‘arcifrescovo’ Marco Miglianti, massima autorità della chiesa Pastafariana italiana

Il pastafariano Marco Miglianti

Il pastafariano Marco Miglianti

Bologna, 30 agosto 2015 - Marco Miglianti, ora di pranzo. Disturbo?

«Assolutamente no. Ho appena finito di pregare».

Come la dobbiamo chiamare? Arcifrescovo? Scardinale del Sacro tortellino?

«Arcifrescovo va benissimo, grazie».

Arcifrescovo della Chiesa Pastafariana Italiana.

«Esatto».

Esatto. E sarebbe?

«Una religione».

Da quando?

«Dal 2005, in Oregon. Opera di un professore che voleva protestare contro l’insegnamento del creazionismo».

E in Italia?

«Nel 2012 il primo fondatore scrisse al professore-profeta, senza risposta. E quindi si è deciso di fare l’atto di autodeterminazione della Chiesa pastafariana italiana».

E lo spaghetto volante cosa c’entra?

«Il ‘Prodigioso spaghetto volante’. E l’entità che per noi ha creato l’universo, in preda a una pesante intossicazione alcolica».

Così è tutto più chiaro. Lei sarebbe a capo di una religione-parodia?

«E’ un po’ più complesso. Il pastafarianesimo ha una componente goliardica, ma è altrettanto importante la nostra missione, assolutamente seria».

Quale sarebbe?

«Combattere l’invadenza della religione nello Stato, che dovrebbe essere laico».

E per farlo avete fondato una religione?

«Non solo. L’abbiamo registrata da un notaio, perché vorremmo essere riconosciuti dallo Stato come una religione vera e propria».

Non vi sembra di esagerare?

«Lottiamo per la laicità dello Stato. Quando avremo vinto la nostra battaglia, allora scompariremo in un amen. Anzi in un Ramen».

Ramen?

«Noi ‘confrittelli’ ci salutiamo così: Ramen. Come una varietà di spaghetti giapponesi».

Voi confrittelli... meglio andare avanti. Diceva dei vostri obiettivi.

«Usiamo la goliardia per mettere in ridicolo l’ingerenza della Chiesa. Pensiamo alle tasse sui luoghi di culto: ci sono alberghetti con una cappella che non pagano l’Ici e allora io benedico casa mia come luogo sacro pastafariano per chiedere di non pagare l’Imu».

Altre iniziative?

«Quando le ‘Sentinelle in piedi’ vengono dalle nostre parti, noi rispondiamo con le ‘Tagliatelle in piedi’: le cuciniamo e le offriamo. Non come i centri sociali che portano violenza, da noi i poliziotti vengono e ridono».

Vada avanti.

«Abbiamo anche noi la nostra Sacra Sindrome: una tovaglia macchiata di sugo. Oppure abbiamo organizzato un picnic pastafariano ai giardini Margherita, con il primo campionato del mondo di lancio del liscafisso, il nostro crocifisso, però fatto a forma di lisca».

E lo scolapasta?

«Il copricapo ufficiale del pastafarianesimo, che chiediamo di indossare per le foto nei documenti di identità. In Austria e Repubblica Ceca è stato concesso dalle autorità».

A proposito, come va con quelle di qua?

«L’anno scorso insieme allo Uaar abbiamo ottenuto che in Provincia i dipendenti pubblici non venissero pagati per il tempo della benedizione pasquale. Poi abbiamo scritto a Merola per chiedere di benedire con rito pastafariano i locali della città metropolitana».

Ha risposto?

«Ancora no».

Ma quanti siete?

«Migliaia su Facebook, qualche decina alle iniziative. Però vogliamo espanderci, sono appena nate le nostre ‘pannocchie’ di Parma e Reggio Emilia, mentre a Ferrara c’è già».

E il Sacro tortellino?

«E’ squisito. Senza paragoni nel mondo».

Allora buon appetito. Anzi Ramen.

«Ramen a tutti».

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