Patrick Zaki oggi a processo in Egitto, udienza rinviata al 28 settembre

Il rettore Ubertini ha chiesto di tenere alta l'attenzione sullo studente Unibo detenuto da 19 mesi per uno scritto a favore della minoranza coopta. In 200 al flash mob di Amnesty International in piazza Maggiore

Patrick Zaki

Patrick Zaki

Bologna, 14 settembre 2021 - E' stato aggiornato al 28 settembre il processo a Patrick Zaki. Lo studente dell'Università di Bologna rimarrà quindi in carcere fino a quella data. La notizia è arrivata al termine della prima udienza del processo che si svolge a Mansura in Egitto.

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L'udienza è durata poco più di 5 minuti e lo studente egiziano dell'Università di Bologna ha preso la parola lamentando in sostanza di essere stato detenuto oltre il periodo legalmente ammesso per i reati minori di cui è accusato adesso. Anche la sua legale, Hoda Nasrallah ha sostenuto la stessa tesi chiedendone il rilascio o almeno l'accesso al dossier che lo riguarda.

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"Io credo che in questo momento serva la massima attenzione da parte di tutte le diplomazie, dell'Europa, dell'Italia, perché è un passaggio molto molto delicato". Così il rettore dell'Università di Bologna Francesco Ubertini aveva commentato il rinvio a giudizio di Patrick Zaki in mattinata. Ubertini, che indossa la coccarda rossa per Zaki, spiega: "Era qualche giorno che questa notizia era nell'aria. In questo momento stiamo vivendo questo passaggio con molta apprensione. Sembra incredibile, da quello che leggo la novità sarebbe un suo scritto a favore della minoranza coopta".

Patrick Zaki
Patrick Zaki

Sul caso dello studente dell'Università di Bologna è sceso in campo anche il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: "Siamo preoccupati per una vicenda sorprendente per non dire surreale. Speriamo che le cose possano trovare una loro composizione al più presto e mi auguro che tutte le istituzioni possano lavorare in questo senso. Per chiunque come noi si batta per la sua liberazione, il ritorno a poter studiare dove studiava, qui a Bologna, c'è ovviamente preoccupazione e inquetudine. Speriamo tutto possa risolversi al meglio".

"Dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva, Patrick Zaki è andato a processo: gli è stato contestato uno scritto in difesa della minoranza copta risalente al 2019. Bologna si stringe attorno a Patrick come in quel lontano 8 febbraio di quasi due anni fa: ci vediamo in Piazza Maggiore alle 20 per un flash mob che dimostri che Bologna, la cittadinanza e la popolazione universitaria sono ora più che mai attivi e vicini a Zaki e alla sua famiglia". Questa l'annuncio di Amnesty International - Gruppo universitario Bologna e Amnesty International - Emilia Romagna, da tempo impegnate in una campagna per la liberazione dello studente egiziano in carcere dal febbraio del 2020. E all'appello hanno risposto in 200. In piazza hanno sventolato uno striscione giallo con il logo di Amnesty International e uno con la scritta 'Libertà per Patrick' e hanno preso la parola, tra gli altri, la presidente del Consiglio Studentesco dell'Ateneo, Anna Zanoli, la responsabile di Amnesty International Emilia- Romagna, Francesca Mazzotti e l'artista ,drammaturgo, scrittore, attore di teatro, Alessandro Bergonzoni.

Presente anche leader delle Sardine e candidato nella lista del Pd alle prossime elezioni comunali di Bologna, Mattia Santori. Unanime la richiesta di liberazione e di intervento da parte delle istituzioni per il ricercatore. Bologna, così era stato annunciato su Facebook il presidio per il giovane egiziano, "si stringe attorno a Patrick come in quel lontano 8 febbraio di quasi due anni fa. Ci vediamo in Piazza Maggiore per un flash mob che dimostri che Bologna, la cittadinanza e la popolazione universitaria sono ora più che mai attivi e vicini a Zaki e alla sua famiglia".

Il rinvio a giudizio per Patrick Zaki "è stato uno sviluppo improvviso. In meno di 24 ore si è posta fine alla detenzione preventiva, per trasferire il tutto dal Cairo a Mansura, a nord della capitale.  Questo processo non prevede un appello: se Patrick verrà condannato non ci sarà un ricorso ma solo la possibilità di una richiesta di grazia al presidente al-Sisi. Noi temiamo il peggio, cioè una condanna, ma speriamo il meglio, perché un giudice minimamente imparziale ed equo assolverebbe immediatamente Patrick". Queste le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

"Temiamo il peggio - ha proseguito - perché c'è un precedente, ed è una storia gemella a quella di Patrick: quella di Ahmed Samir Santawy, studente dell'Università europea centrale di Vienna che, arrestato tornando al Cairo nel febbraio di quest'anno, quindi dodici mesi dopo Patrick, è stato già condannato per reati simili, inventati e pretestuosi, a quattro anni. Condanna a sua volta inappellabile e che ora è nelle mani del presidente dell'Egitto al-Sisi".

 

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