Patrick Zaki udienza oggi, ancora un rinvio per lo studente egiziano dell'Unibo

Proprio questa mattina, l'attivista, sulla sua pagina Facebook, aveva scritto: "Spero che quest'incubo finisca presto"

Bologna, 29 novembre 2022 - "La seduta è stata posticipata al 28 febbraio per completare tutte le pratiche relative all'appello". Una frase breve, scritta in arabo è comparsa poco fa sul profilo Facebook di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'università di  Bologna arrestato nel febbraio 2020 e scarcerato nel dicembre scorso in attesa di giudizio. L'ennesimo rinvio, di una vicenda che sta diventando un calvario lungo anni.

Lo studente egiziano dell'Unibo, Patrick Zaki
Lo studente egiziano dell'Unibo, Patrick Zaki

Proprio questa mattina, Patrick, postando anche  una foto del suo manifesto appeso sotto le Due Torri, aveva scritto sui social: "Spero che questo incubo finisca presto e di poter tornare a studiare in Italia normalmente e avere la possibilità di lavorare sul mio recupero personale". Pur libero, dopo 22 mesi di custodia cautelare in carcere, il 31enne ricercatore in studi di genere ha un divieto di espatrio e non può lasciare l'Egitto. "Sono grato a tutti gli amici per il loro infinito sostegno. Ad ogni sessione ricevo un enorme numero di messaggi di sostegno e amore che mi fanno sentire di non essere solo in questa difficile esperienza e mi dà qualche speranza che qualcosa di bello possa accadere presto".

Lo studente ha ricordato inoltre il periodo passato in cella. "Una delle più importanti crisi di chi è stato in carcere è che non esci dalla tua prigione - scrive il 31enne - anche se esci dalle sue mura, la prigione ti rimane dentro per molto tempo per accompagnarti nel resto del tuo viaggio, oppure questo è quello che succede a me finora, nonostante tutto cerco di sforzarmi per superare l'esperienza, trovi che ti attacca il più delle volte, anche se decidi di impegnarti in qualsiasi attività gioiosa, trovi ricordi e preoccupazioni di quanto accaduto, ti ricordi una lunga notte dentro i tuoi confini, la tua mente non ha smesso di pensare a questo incubo. Mantenere la propria sanità mentale è il lavoro più difficile dentro la prigione".

Siamo quindi all'ennesimo rinvio per attivista per i diritti umani. Da quasi tre anni Zaki attende di conoscere l'esito delle accuse per diffusione di false notizie in patria e all'estero per via di un articolo pubblicato nel 2018 in cui denunciava le violenze contro la minoranza copta nel Paese. Si tratta di capi d'accusa che rientrano nei reati contro la Sicurezza dello Stato e, se confermati, potrebbero costargli una condanna fino a 5 anni di reclusione. 

L'Unibo: "Deve tornare in Italia, lo attendiamo con impazienza"

"Abbiamo accolto con un’amarezza ancor più forte del solito - ha detto il Magnifico Rettore Giovanni Molari -, la notizia di questo ulteriore rinvio, perché è uno dei più lunghi finora inferti a Patrick. Confidiamo che il Governo italiano mantenga il caso del nostro studente al centro delle relazioni e interlocuzioni con l’Egitto. E speriamo che sia presto raccolto l’invito del Parlamento Europeo a revocare almeno il divieto di viaggio. Patrick deve poter tornare a studiare e a laurearsi, circondato dall’affetto della sua Università, che lo attende con impazienza".

E' la nona volta che un'udienza di Zaki viene rinviata, come sottolinea anche Federico Condello, Delegato dell’Ateneo per studentesse e studenti. "Viviamo insieme a Patrick l’angoscia di un rinvio che snerva e tortura - prosegue -. Facciamo nostre le parole della Prof.ssa Rita Monticelli: è un’ingiustizia che si perpetua. Ed è un’ingiustizia che ogni volta si fa più grave e intollerabile. Non smetteremo di far sentire a Patrick la vicinanza e il calore di tutta l’Alma Mater, che continuerà a chiedere con forza il riconoscimento della sua innocenza".

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