
Peppe Barra: l’artista napoletano ha da poco compiuto 80 anni
Peppe Barra arriva questa sera alle 20 al Modernissimo per una serata d’onore: ha compiuto 80 anni lo scorso 24 luglio e anche la nostra Cineteca lo vuole festeggiare, nella rassegna ’L’oro di Napoli’. Uno dei grandi artisti del Novecento, ardentemente innovatore anche nel terzo millennio, Barra, attore, cantante, musicista, ha lavorato anche nel cinema (La Pelle di Cavani, Pinocchio di Benigni tra i titoli), "l’ho toccato ma sono fuggito", afferma.
Maestro, lei ha compiuto 80 anni e da quando ne ha 10 non ha mai smesso un attimo di dedicarsi alla sua arte. Ha fatto tutto quello che voleva?
"Ho fatto tutto quello che volevo a modo mio, ma a 80 anni si hanno sempre dei sogni. Credo che un individuo vecchio o anziano o maturo, abbia sempre dei desideri inappagati e io ho tanti sogni nel cassetto, quindi se avrò la forza, perché ho sempre 80 anni e stamme sott’ ‘ho cielo, stiamo sotto al cielo, li esaudirò. Sto preparando un nuovo spettacolo da Ionesco che ho analizzato, traducendolo circa due anni fa nel mio modo di fare teatro".
Lei parla ancora di sogni perché è un artista, perché ha tanti stimoli. Come lavora la mente di Peppe Barra?
"Osservo, mi piace scavare nei miei ricordi per poter amplificare tutto quello che farò e che faccio. Vivo in una città come Napoli dove posso avere tanta ispirazione, lei mi darà sempre stimoli per la mia arte, per il mio modo di comunicare con musica e teatro".
Se lei dovesse spiegare a un giovane la Tammuriata Nera, canzone napoletana resa famosa nel 1974 dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare dove lei militò e che poi ha innovato nel testo, dandole un significato più contemporaneo, cosa racconterebbe?
"La Tammurriata è un ballo che ancora si fa nelle campagne napoletane. Nel mondo etnico popolare campano, le Tammurriate sono esorcistiche, scaramantiche e magiche, perché accompagnate da uno strumento magico come il tamburo, fatto di materia organica. Va ricordato che Tamurriata Nera, nonostante il testo ironico e ammiccante, fu scritta nel 1945, quando Napoli, oltre agli orrori della guerra, subiva quotidianamente violenza: violenza sule nostre donne del Sud che venivano violentate dai soldati neri e che dopo nove mesi davano alla luce bambini neri che nonostante tutto venivano chiamati coi nomi tradizionali, Peppe, ‘Ngiro, ‘Ntuóno. Io la canto da 40 anni ma l’ho trasformata, non è più quella di Mario e Nicolardi, con un testo scaramantico che ironizzava sui bambini che nascevano neri, io l’ho fatta diventare un grido di dolore e di protesta, terrore e angoscia e l’ho dedicata a tutte le donne che ancora oggi soffrono di soprusi e paura, l’ho dedicata a loro".
Lei è stato un innovatore e ha dato una nuova luce alla cultura popolare. Oggi un’operazione simile è possibile?
"Ho studiato il mondo popolare campano per tanti anni con La Nuova Compagnia di Canto Popolare e Roberto De Simone, e ora che ho 80 anni mi è facile pensare a un mondo che non c’è più. Oggi è solo revival, è un scimmiottare un mondo che è stato e non c’è più. I giovani scavano ma non possono trovare nulla, pensano che sia tutta altra cosa, che ancora ci sia. Dopo l’avvento della televisione è tutto finito, e’ giuvene nun o’ vogliono capi’! I giovani non lo vogliono capire!".
Bologna, che la omaggia questa sera è nei suoi ricordi con Lucio Dalla.
"Certo, lui amava molto il teatro e amava molto mia mamma Concetta, molto spesso si vedevano e lui veniva con una certa costanza a Napoli a vedere i fuochi dell’ultimo dell’anno a casa mia. Mamma gli regalò anche una delle mie maschere di Pulcinella".
Come fa un artista a fare la differenza?
"Non deve somigliare a nessuno, senza ricalcare gli altri artisti e deve creare un personaggio dal nulla".