Per decollare il Marconi deve crescere

La chiusura notturna (dalle 23 alle 6 di mattina) richiesta dal primo cittadino non poteva non sollevare polemiche, sull’altro piatto della bilancia ci sono le proteste dei residenti: i comitati hanno contato, in un solo giorno, ben 125 decolli

Rilanciando la crociata anti-rumore, il sindaco Matteo Lepore ha avviato una trattativa con il governo e gli enti preposti, che ha irritato anche il management dello scalo. Del resto, la chiusura notturna (dalle 23 alle 6 di mattina) richiesta dal primo cittadino non poteva non sollevare polemiche: è vero che, forse, impatta poco sul turismo, perché in quella fascia oraria decollano e atterrano soprattutto aerei cargo (oltre ai velivoli in ritardo sulla tabella di marcia), ma è altrettanto vero che, come è stato sottolineato dal Marconi (e anche dai sindacati), ci sono contratti in essere e (circa 400) lavoratori legati a queste mansioni da difendere. Sull’altro piatto della bilancia ci sono le proteste dei residenti: i comitati hanno contato, in un solo giorno, ben 125 decolli, uno ogni 20 minuti.

Al di là di tutto, il dibattito pone però l’accento sul futuro dell’aeroporto. In aprile, dal Marconi sono passati oltre 870mila passeggeri, in crescita (+9,5%) sul 2019, quando era settimo nella classifica degli scali italiani. Allargando lo sguardo ai primi quattro mesi, il livello è ancora sotto l’era pre-Covid, ma è solo questione di tempo: si tornerà a viaggiare come e più di prima. Dunque, per essere all’altezza delle sfide future, l’aeroporto deve crescere. Come infrastrutture, come spazi, come servizi (compresi quelli collaterali: serve un pressing per aumentare la dotazione di taxi). Il piano della società che gestisce lo scalo, controllata da Camera di commercio (39%) e Atlantia (29%) e quotata in Borsa, c’è già, il Master Plan 2030: duecento milioni di euro di investimenti tra nuove aree terminal, piazzali cargo e nuovi parcheggi multipiano. Di cui un centinaio entro il 2024. Ma anche questo (nonostante 40 milioni siano stati comunque spesi) è slittato di tre anni, a causa della pandemia. Ora non si può più perdere tempo.

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