"Per favore, faccia tornare a casa mio nonno"

La storia di Gianni Baracco, paziente oncologio in dialisi, operato dal prof Minni e scampato al contagio. La lettera della nipotina ai medici

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"Faccia tornare a casa mio nonno". E’ la lettera-appello, ai tempi del Coronavirus, scritta a mano da Giulia, 13 anni, su un foglio a quadretti, e indirizzata al professor Francesco Minni del Sant’Orsola, prima di un delicato intervento.

"Chiedo a lei e al suo staff di avere particolarmente attenzione a mio nonno", Gianni Baracco di Tolmezzo, in provincia di Udine, secondo Giulia "l’uomo più forte del mondo", perché l’ha visto affrontare ricoveri e operazioni, e poi, aggiunge: "Prego per lei e per la sua squadra, la mia vita e quella della mia famiglia è nelle vostre mani".

Il foglio e il suo contenuto hanno avuto effetto.

"Quella mattina, dieci minuti prima di entrare in sala operatoria, uno specializzando ha portato la lettera nel mio studio. Devo dire che ha condizionato psicologicamente me – spiega lo specialista, direttore dell’Unità operativa Chirurgia generale Minni e coordinatore del percorso pancreas e ghiandole endocrine del Policlinico – e tutti i miei collaboratori, ai quali l’ho fatta leggere. Il paziente oncologico, in dialisi, di 72 anni, con una lesione al rene e al surrene, era ad altissimo rischio, perché aveva già subito l’asportazione di pancreas e milza e, in un’altra circostanza, di parte dello stomaco e del colon. L’intervento, durato cinque ore, è stato complesso, ma è andato tutto bene. ‘Lei è stato raccomandato da sua nipote’, ho detto al paziente quando si è ripreso e lui mi ha risposto sorridendo ‘Sì, lo so’".

La degenza post operatoria avrebbe potuto avere una pericolosa conseguenza. "Dopo un mese dall’intervento il compagno di stanza del paziente ha sviluppato il Covid – ricorda il professor Minni – e così il nonno di Giulia è stato immediatamente trasferito e isolato in un’altra camera, superando anche questo problema: non si è contagiato. E ora aspetto di vederlo al prossimo controllo insieme alla nipote".

Per Sabrina, la figlia di Gianni, l’improvviso trasferimento è stato uno choc: "Con la mamma, andavo a trovarlo tre volte al giorno e all’improvviso non sono più riuscita nemmeno a sentirlo, perché mio padre non era in grado di stare al telefono. Sembrava sparito. Poi, mi ha detto che con l’aiuto della Madonna è riuscito a recuperare le forze di riserva, grazie anche all’incoraggiamento dei nipoti, Giulia e Andrea, il suo gemello, e così, dopo otto lunghi giorni, ci siamo rivisti attraverso il video del cellulare. E alla fine sono arrivate anche le dimissioni. Insomma, in questo periodo, anche la routine chirurgica diventa una impresa eccezionale e speriamo, con il progressivo calo dei casi di infetti, di tornare quanto prima alla normalità".

Il professor Francesco Minni sottolinea che "a dispetto della pandemia che rischiava di travolgere noi e il Policlinico, io e i miei collaboratori abbiamo continuato a operare quasi come prima dell’arrivo del virus, limitando la nostra opera solo ai tumori maligni e lasciando purtroppo da parte altre patologie, fonte di disagio per i pazienti, ma comunque differibili. Il cancro, invece, non può aspettare che il virus scompaia. E in diverse circostanze abbiamo dato una mano ai pazienti a risolvere anche altre questioni di aspetto non sanitario. Penso, per esempio, al ricercatore rumeno di Cambridge, operato per una malattia rarissima del pancreas che gli causava episodi ripetuti di coma ipoglicemico: non riusciva a tornare a casa perché i voli per l’Inghilterra erano stati soppressi. E’ stato dimesso quando alcuni suoi amici gli hanno offerto ospitalità in Sicilia".

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