"Per ogni evento lavorano in 50"

Migration

Giacomo Berti Arnoaldi Veli, socio e direttore artistico di Kong, fa il punto sul suo settore: "Kong è un format innovativo di evento itinerante, nato a Bologna, che negli ultimi anni si è affermato sul panorama nazionale. La nostra proposta è di reinterpretare luoghi inusuali tramite la ricerca musicale e esperienze visive come light e visual design".

Quanti danni vi ha causato la pandemia?

"Non essendo una struttura fissa, non possiamo parlare di perdite, ma abbiamo sicuramente registrato un mancato incasso pari a quasi il 90% rispetto al 2019. E questo non si riflette unicamente su noi organizzatori".

Su che altro?

"Su tutta la filiera di figure professionali che costituiscono la spina dorsale del settore: dj e artisti, i service audio-video, i visual e graphic designers, la sicurezza, la logistica, fino ad arrivare all’hospitality. Un nostro evento conta sul lavoro di circa 50 professionisti".

Internet che ruolo ha avuto?

"Abbiamo provato anche formule alternative, come i live streaming ‘Kong-Urban Calling’ e ‘Kong-Aquatic’ a Cattolica, dove abbiamo realizzato un dj set in mezzo al mare. Ma sono eventi sporadici, perché difficilmente riescono ad autosostenersi per via dei costi elevati".

Come vedete i prossimi mesi?

"Le prospettive non sembrano delle migliori per l’industria dell’intrattenimento. Mi pare che ci sia un senso di rassegnazione in un settore che non lavora da quasi un anno. E’ importante che, quando si ripartirà, non ci si dimentichi dell’’importanza dell’aspetto artistico rispetto all’immediato ritorno economico e la necessità di investire sulla proposta di talenti locali e del territorio".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro