Perseguita e tenta di soffocare l’ex: arrestato

Quando i carabinieri gli hanno stretto le manette ai polsi, l’uomo li ha ringraziati: "Mi avete fermato prima che la situazione degenerasse"

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di Nicoletta Tempera

Aveva già tentato, due mesi fa, di uccidere l’amante, soffocandola con un cuscino. E quando l’altra sera i carabinieri lo hanno arrestato sotto casa di lei, dove si era appostato aspettando che la donna tornasse a casa, il trentaseienne li ha ringraziati. "Se non foste intervenuti la situazione sarebbe degenerata", ha detto loro. L’intervento dei militari della compagnia di Borgo Panigale ha probabilmente evitato di piangere un’altra donna, l’ennesima vittima di una relazione tossica. Una storia extraconiugale, nata circa un anno fa sul luogo di lavoro, che già nelle prime battute aveva mostrato la sua natura.

Stando a quanto raccontato dalla quarantenne ai carabinieri, infatti, già nelle prime settimane della frequentazione clandestina il collega aveva dimostrato la sua indole quando, in preda alla gelosia, l’aveva minacciata dicendole: "Io ti rovino, vengo sotto casa tua e dico tutto a tuo marito.Tu non vivi più, sei una stronza. Io ti distruggo!". Malgrado questa violenza verbale, la donna aveva deciso di proseguire la relazione. E non aveva denunciato l’amante neppure quando, in un weekend di luglio trascorso insieme in un hotel in Riviera, lui, che l’aveva sorpresa a spiare il contenuto del suo cellulare, l’aveva aggredita, spingendola sul letto e premendole il cuscino sulla faccia, nel tentativo di soffocarla. L’unico strascico di quell’aggressione potenzialmente mortale erano stati i segni riportati dalla donna sulle braccia, nel tentativo di difendersi dalla violenza dell’amante. Un tentato omicidio che però lei aveva deciso di tenere per sé.

Ma che aveva, almeno, sancito la fine della relazione. Non delle vessazioni di lui, però. Che non accettando la fine della storia, aveva iniziato a perseguitare l’amante, con telefonate e messaggi, minacciando di rendere pubblica la loro liaison. Solo a questo punto la quarantenne ha deciso di rompere ogni indugio e chiedere aiuto. E proprio mentre l’altra sera stava denunciando l’ex amante in caserma, sul suo telefono continuavano ad arrivare messaggi e chiamate che, messe in viva voce dalla donna, hanno dimostrato la concretezza delle sue paure. Un rischio reale, che ha spinto i militari dell’Arma a decidere di accompagnare a casa la donna, con il sesto senso che qualcosa di brutto le sarebbe potuto accadere. E quel sospetto era fondato: appena arrivata nei pressi del palazzo, la pattuglia ha notato il trentaseienne che, nascosto dietro un muretto, aspettava la sua vittima. A quel punto sono scattate le manette per atti persecutori. Lui, forse in un attimo di lucidità, ha capito dove poteva portarlo la gravità delle sue azioni. E ha ringraziato i militari di averlo arrestato prima.

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