Neonata muore di pertosse, Faldella: "Ecco perché vaccinarsi"

"La bimba era troppo piccola per essere vaccinata. Ma se cresce la quota di persone non immunizzate cala l’immunità di gregge", spiega il primario della Neonatologia del Sant’Orsola SCHEDA Guida ai vaccini

Giacomo Faldella, primario della Neonatologia del policlinico Sant’Orsola di Bologna

Giacomo Faldella, primario della Neonatologia del policlinico Sant’Orsola di Bologna

Bologna, 12 ottobre 2015 - «Abbiamo fatto di tutto per salvarla. Purtroppo non c’è stato nulla da fare, nel giro di dodici ore la pertosse ha avuto la meglio su quella bambina». Giacomo Faldella, primario della Neonatologia del policlinico Sant’Orsola di Bologna, è affranto come tutti in reparto per la tragica morte di una neonata di soli 28 giorni, stroncata domenica scorsa dalla pertosse. Per i genitori, poco più che trentenni, era la prima figlia e il decesso si innesta nel dibattito di questi giorni sul calo dei vaccini.   

Faldella, quando è arrivata la bambina e quali sintomi aveva? «E’ arrivata al pronto soccorso mercoledì e dai sintomi si pensava a una bronchiolite, patologia tipica di questa stagione».  Come si è evoluta la situazione? «La neonata è stata trattenuta due giorni in osservazione breve intensiva, poi è passata in Neonatologia, dove la diagnosi era sempre bronchite. Anche perché il batterio della pertosse ha un’incubazione di cinque giorni e una crescita molto lenta. Alla bambina comunque era stata somministrata una terapia antibiotica». Poi tutto è precipitato? «Sabato notte ci sono stati i primi segni di rapido peggioramento nelle dinamiche cardiaca e respiratoria. Oltre al neonatologo di guardia, sono arrivati in reparto altri due neonatologi. Ma dopo dodici ore, domenica verso mezzogiorno, purtroppo è morta». Quando avete capito che era pertosse?  «La conferma è arrivata solo dagli esami microbiologici dopo la morte, ma lo sospettavano. Nei bambini sotto i sei mesi la malattia può avere complicanze polmonari e in casi limitatissimi, circa l’1%, può portare anche al decesso. Purtroppo questo è stato uno di quei rari casi. E’ successo che in un quadro difficile, con il cuore già sotto sforzo per la resistenza del sangue a circolare nei polmoni, si è aggiunta la complicanza di una produzione abnorme di globuli bianchi, che hanno intasato ancor più il microcircolo polmonare. Alla fine il cuore è andato in scompenso, nonostante le nostre terapie. Un grande dolore per tutti noi». Come ha preso la pertosse la bimba? «Questo è il punto chiave. La madre, sconvolta dal dolore, non si capacitava di come potesse averla presa. I genitori non gliel’hanno certamente attaccata. Le sole persone che la neonata ha ‘incontrato’ sono stati i parenti e amici che sono andati a casa della coppia». Quindi? «Il problema è che oggi in Italia si registra un aumento della pertosse. La patologia negli adulti non è pericolosa e di solito viene scambiata per una normale tosse, solo un po’ più accesa, ma resta ugualmente molto contagiosa».  E qui si innesta il problema del calo dei vaccini. «Certo. La bambina era troppo piccola per essere vaccinata, visto che il vaccino della pertosse, non obbligatorio, si fa dal secondo mese in poi. Il problema è che se cresce la quota di persone non vaccinate cala l’immunità di gregge, con gravi rischi per i bambini molto piccoli. E c’è di più». Cioè? «La pertosse è particolare perché in una parte dei soggetti il vaccino perde efficacia e la malattia può insorgere a 30 anni, solo che è scambiata per normale tosse». Cosa vuol dire ai genitori che non vaccinano i figli. «Il calo dei vaccini ci sta facendo pericolosamente scendere sotto la quota di sicurezza del 95-96%. E questo è davvero un problema. Ai genitori dico di non prendere una simile decisione, che espone i loro figli a seri rischi, sulla base di informazioni magari prese solo su internet. La questione è troppo seria per dar retta a sciocchezze scientifiche o chiacchiere da bar. I vaccini hanno debellato alcune malattie, che proprio per questo che non fanno più paura. Su questo devono riflettere i genitori».

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