Lavoro, Philip Morris a caccia di 600 talenti: "Chiediamo coraggio e curiosità"

Nuovo stabilimento a Bologna: ecco come vengono scelti i neo assunti

Simona Robotti è tra i manager che seguono le assunzioni

Simona Robotti è tra i manager che seguono le assunzioni

Bologna, 4 marzo 2015 - Finita la fase degli scavi, nel sito di Valsamoggia, Bologna, il maxi-stabilimento di Philip Morris è già visibile dalla strada. Un eldorado da 600 nuovi posti di lavoro (l’area conta 100mila disoccupati) e per un’azienda che, dice la certificazione Top Employer 2015, è uno dei posti migliori dove lavorare in Europa. Ma chi sta cercando il colosso del tabacco, e con che criteri? Lo sa Simona Robotti, direttore risorse umane di Intertaba, affiliata produttiva del gruppo americano; è tra i manager che seguono queste 600 assunzioni.

Robotti, le classifiche edulcorano la realtà o c’è davvero un così alto dialogo con i dipendenti?

«Applichiamo un modello organizzativo che si basa sulla responsabilizzazione delle persone e sulla delega a prendere decisioni ad ogni livello. Chiediamo coinvolgimento e verifichiamo se funziona. E poi ogni due anni avviamo un’indagine sul clima aziendale dove le nostre persone, attraverso un questionario, sono invitate ad esprimere la loro fiducia nei confronti del management, sul grado di coinvolgimento nelle decisioni e molto altro».

Difficile aprirsi davanti a un questionario, non crede?

«Beh, c’è anche il ‘Coffee with Management team’: ogni tre settimane, a rotazione, due manager sono a disposizione in maniera informale di tutti coloro che vogliono parlare, fare proposte, confrontarsi, condividere opinioni».

Lei come è entrata in Intertaba?

«Con un processo di selezione di alcuni mesi che mi ha consentito - attraverso ben sei colloqui – di avere un’idea della cultura di quest’azienda e dei suoi valori».

Cosa chiedete a chi lavora con voi?

«Partirei da cosa offriamo: un’avventura fatta di apprendimento, sviluppo, sfide ed esperienze sempre nuove e senza limiti. Non a caso la nostra nuova campagna per l’attrazione dei talenti si intitola ‘unlimt yourself @ PMI’».

Dicevamo: cosa chiedete?

«Coraggio, curiosità, volontà di imparare, capacità di lavorare in team. Ed ovviamente, essendo una multinazionale, la conoscenza dell’inglese è fondamentale».

In Valsamoggia arriveranno 600 dipendenti. A che punto siamo?

«Il processo di selezione è iniziato nel 2014 e proseguirà fino al 2016. 50 persone sono già state inserite nello stabilimento pilota di Zola (Bologna) ed altre 15 sono entrate tra gennaio e febbraio».

Come li state selezionando?

«A seconda dei profili ricercati utilizziamo diversi canali di selezione: database online (il nostro, ma anche esterni), i social network, le società di selezione, alcune agenzie per il lavoro».

Sarete già invasi.

«Sul sito www.pmicareers.com abbiamo ricevuto centinaia di cv».

Età? Provenienza? Titoli?

«L’età è trasversale, come la provenienza geografica, anche se molti sono emiliano-romagnoli. La formazione prevalente è tecnica o ingegneristica».

Siete interessati: cosa succede? 

«Il candidato viene invitato a sostenere uno o due colloqui, oppure partecipa ad una giornata di assessment center, che comprende test di vario tipo in azienda per simulare l’ambiente di lavoro».

Il Jobs Act prevede i contratti a tutele crescenti. Li userete?

«Come sempre la valutazione dei contratti da applicare terrà conto delle nostre esigenze organizzative: dai contratti a tempo indeterminato all’apprendistato o laddove vi siano bisogni temporanei ai contratti a tempo determinato».

Come giudicate la nuova legge?

«Come azienda vediamo positivamente l’impegno e le azioni del governo per superare la crisi».

Le aziende oggi faticano a trovare personale specializzato. Voi?

«Circa l’80% delle nostre persone ha una laurea o un diploma specialistico. Per questo collaboriamo con diverse università, anche locali, e principalmente con le facoltà di ingegneria. Inoltre crediamo fermamente nell’alleanza tra le scuole e le aziende. Per questo abbiamo già attivato un progetto pilota di collaborazione con l’istituto bolognese Aldini-Valeriani per l’anno scolastico 2014/2015».

Di che si tratta?

«Il progetto si chiama ‘Alliance for innovation’ e coinvolge circa 20 studenti del quinto anno tra chimici, meccanici, elettronici in un percorso di formazione d’aula e laboratorio di 80 ore e uno stage in azienda di 160 ore a cui potrà seguire un tirocinio in azienda. Per il futuro vorremmo attivare programmi simili anche con altre scuole del territorio».

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