Pier Ferdinando Casini "Quella foto di papà in piazza con De Gasperi mi fece amare la politica"

Pier Ferdinando Casini  "Quella foto di papà  in piazza con De Gasperi  mi fece amare la politica"

Pier Ferdinando Casini "Quella foto di papà in piazza con De Gasperi mi fece amare la politica"

UNA VITA PER LA POLITICA

"Cos’è per me la politica? Una passione, un vero e proprio innamoramento che ha segnato tutti i momenti della mia vita. Ma è una foto ciò che documenta meglio di qualsiasi cosa perché e come ho voluto diventare un politico. Una foto, sì, che mi accompagna in tutti i passaggi di scrivania e di ruoli. È sempre lì, come a indicarmi la strada, quello che sono e da dove ho cominciato. Le idee e le persone che contano. Ci sono un signore con i baffi e Alcide De Gasperi durante un comizio in una piazza Maggiore gremita, con la gente che si affolla anche fra le vie intorno. Il più grande comizio dei moderati che Bologna ricordi. Era il 1953. Il presidente lanciava l’ultimo affondo elettorale. Il signore con i baffi era mio padre. Segretario provinciale della Dc e poi candidato per la Camera dei deputati. Non venne eletto. Io non ero nato quando fu scattata quella foto. Sarei nato dopo due anni, figlio della politica. Sempre a un comizio, in un piccolo paese sugli Appennini, Lizzano in Belvedere, mio padre conobbe mia madre, Mirella, insegnante elementare. Ragazza brillante, da cui avrei ereditato le doti che un po’ tutti mi riconoscono: la comunicatività e l’empatia".

LA FAMIGLIA

"Faccio fatica a parlare della politica senza parlare della mia famiglia. Sono aspetti che si intrecciano, che camminano insieme. Perché non solo sono convinto di avere ereditato questa passione da papà, ma perché la mia famiglia è sempre stata la mia ricchezza e la mia forza; non mi ha mai fatto sentire solo, soprattutto nei momenti difficili della vita. Se ripenso a quarant’anni fa, a quando mi avvicinavo curioso e ansioso all’impegno politico, ho la certezza di aver cercato sempre di costruire la mia storia politica a partire da quel prezioso patrimonio di valori costruito ed ereditato in famiglia. Un patrimonio umano nutrito da una forte convinzione religiosa, che non è scaduta mai in forme di clericalismo bigotto".

LE ATMOSFERE DI CASA

"Penso tante volte all’atmosfera del mese mariano, quando accompagnavo mia nonna Teresa al Rosario, e al significato di quella devozione popolare che appartiene alla nostra tradizione e che negli anni non mi ha mai abbandonato. Ma penso anche alle passeggiate con mio nonno Romeo verso i sentieri della Volpara, un bosco a qualche chilometro da Lizzano in Belvedere: i racconti della sua emigrazione, quando da un piccolo paese di montagna era emigrato con la sua famiglia e i suoi sette fratelli verso gli Stati Uniti d’America alla ricerca di un po’ di fortuna e di una dignitosa sopravvivenza".

MARCO BIAGI, IL MIGLIORE

"La tragedia di Marco Biagi, nel marzo del 2002, mi ha toccato direttamente. Conoscevo Marco fin dai tempi della mia gioventù, dalle estati a Lizzano, dove le nostre case distavano circa 200 metri. Lui era il mio esempio, poiché eccelleva in tutto. Il suo esempio era d’obbligo in casa mia per indicare le vette a cui ambire. E quando mi trovai al ginnasio in grande difficoltà con il greco e il latino, fu mio padre a contattare autonomamente Marco e a chiedergli di darmi lezioni private nel tempo libero. Ricordo la sua precisione, la sua pazienza, e anche la Fiat 500 con cui veniva a casa mia due volte alla settimana. Marina, la sua compagna di vita, di recente ha detto: ‘Imperdonabile chi gli tolse la scorta, Difficile darle torto, perché se lo Stato lo avesse saputo proteggere, Marco sarebbe ancora tra noi.

L’ULTIMA CAMPAGNA

"Questa volta ho voluto condividere gli ultimi momenti di campagna elettorale con mio figlio Francesco. Avevo riservato per lui l’ultima visita a un Comune del collegio: Castelvetro. Quella sera migliaia di persone si assiepano per le vie dello splendido borgo per un appuntamento tradizionale: la festa dell’uva e del lambrusco. Subito, anche Francesco deve fare i conti con la realtà, di quanto è dura la campagna elettorale. Tra i tanti che mi sorridevano, fui investito anche da uno o due maleducati che inveivano contro di me. La cosa mi lasciò del tutto indifferente poiché so che questa è la politica e la democrazia; lui ne fu quasi spaventato e mi sussurrò: ‘Papà, andiamocene, qui c’è un clima ostile". E io a spiegargli: "È la politica, bellezza’". Rimanemmo per alcune ore: Castelvetro è stato uno dei Comuni della Provincia dove ha vinto Sgarbi".

IL BILANCIO

"Sono a posto così, non devo più dimostrare niente a nessuno, non subisco stress da performance, sono riuscito a mettere le cose a posto. Gli affetti e i figli sono più importanti della politica, guai a viverla come la vita o la morte. Ciascuno deve coltivare, e io lo faccio, un senso di relatività e di autoironia. Recentemente un concittadino che mi conosce da una vita, in un evento pubblico, ha parlato di me: ‘Pier Ferdinando Casini è l’unica persona che conosco da quando eravamo bambini e che è rimasta esattamente quella dei tempi delle nostre scuole medie…’. Non so se volesse prendermi in giro ma, a pensarci bene, è il più grande complimento che mi potesse fare".

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