Pierluigi Viale "Il Covid è ancora fra noi Ecco la risposta a chi minimizza i rischi"

L’infettivologo del Sant’Orsola: "Sapevamo che sarebbe successo. Su 45 infetti, 44 li abbiamo ‘scovati’ noi perché sono asintomatici La differenza rispetto a prima è che adesso siamo preparati e il nostro sistema di indagine a ‘cerchi concentrici’ funziona"

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Il virus non ci ha mai lasciato e dopo più di quattro mesi ancora circola sotto traccia, nascosto da quei numeri che si facevano ogni giorno più piccoli. "Non possiamo pensare di essere liberi dal Covid, né a livello nazionale, né a livello cittadino". A parlare è Pierluigi Viale, direttore del reparto Malattie infettive del policlinico Sant’Orsola, "la verità è che oggi abbiamo un cluster di 45 persone positive al virus collegate a un’azienda produttiva". Si spiega il rialzo dei dati registrato ieri, ma si riaccendono i timori per un futuro che ha ben poche certezze.

 

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Professore, qui parliamo di un vero e proprio ‘caso’, ora che abbiamo preso la via della ripartenza cosa ci dobbiamo aspettare?

"È la semplice risposta a chi in queste ultime settimane è andato in televisione a parlare di come il Covid abbia una carica virale bassa e stia perdendo forza. Chi conosce la materia epidemiologica e sa che il virus ora circola allo stato endemico, non si domandava ‘se’ si sarebbe verificato un cluster, ma piuttosto ‘quando’ sarebbe successo"

Ma di che tipo di ‘infetti’ parliamo?

"È bene sottolineare che si tratta proprio di un cluster di positivi, non di malati. Fondamentalmente il malato è solamente uno sui 45 totali, gli altri 44 sono tutti asintomatici".

La notizia lascia di sasso...

"È in realtà la testimonianza di come il ‘sistema Bologna’ abbia davvero iniziato a funzionare bene, dove cerchiamo troviamo".

Causa-effetto quindi.

"È stata fatta un’indagine approfondita, se fossimo stati meno efficienti non avremmo fatto i tamponi ai contatti, ritrovandoci probabilmente con gravi conseguenze più avanti. I numeri in rialzo non sono altro che il risultato del nostro scavare. I cluster ci sono e ci saranno, e con i tanti agglomerati (per esempio il lavoro) che si vanno ora formando è probabile che al loro interno vi siano diversi asintomatici, i quali rimarranno nascosti se non si fanno tamponi".

Come agite in questo caso?

"Esattamente come stiamo facendo da quando il sistema ha raggiunto la vera efficienza: individuiamo il caso, e attorno ad esso facciamo dei ‘cerchi concentrici’ per monitorare tutti i contatti della persona in questione. Se il positivo ha avuto a che fare con delle persone noi faremo loro i tamponi, e arriveremo a ‘tamponare’ anche gli amici di queste ultime. Magari ne troveremo 100, magari di più, ma dobbiamo accettarlo perché è l’unica strada per il contenimento. Così funziona".

Non esiste il rischio di un precipitare della situazione come nel caso di Medicina?

"Ora è molto diverso, adesso siamo preparati, questi pazienti sono ben tenuti sotto controllo. Inoltre la stragrande maggioranza dei nuovi casi è asintomatica, perciò mi aspetto che non vi siano vittime".

Oggi però i morti nel bolognese sono stati cinque.

"Si tratta dell’onda lunga degli inizi, persone che ci trasciniamo dietro da mesi e che purtroppo non ce l’hanno fatta. Questa è la situazione migliore che ci potevamo aspettare 4 mesi fa, pensare che sparisca in un attimo è pure follia".

Come ci dobbiamo comportare ora?

"Come si è sempre fatto quando la paura del virus era tanta. Bisogna continuare a osservare misure di contenimento con mascherine, distanziamento e disinfezione. Stiamo un po’ perdendo il timore, e se questa piccola paura servirà a rialzare il livello di attenzione allora il ‘gioco’ vale davvero la candela. Non possiamo permetterci di sbagliare".

 

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