Pierluigi Viale "Troppi sottovalutano i rischi Un vero lockdown per arginare il virus"

L’infettivologo del Sant’Orsola: "Anche con le restrizioni il centro è pieno, vedo tanti giovani stare in gruppo senza mascherina". Varianti più ‘aggressive’? "Si trasmettono come le altre: se si adottassero le misure di sicurezza non causerebbero problemi"

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di Federica

Orlandi

Positivi in crescita, Rt pericolosamente sopra l’unità e, da oggi, il passaggio dell’Emilia-Romagna in zona arancione. Non è un quadro rasserenante quello del Coronavirus, in città. Complice anche la preoccupazione per le varianti, alcune delle quali paiono più aggressive e contagiose del virus cui siamo stati abituati finora.

Professor Pierluigi Viale, siamo di fronte a una terza ondata?

"Possiamo definirla terza ondata, ma molto più probabilmente siamo ancora nella seconda: non c’è stato un calo evidente di contagi come era successo la scorsa estate per la prima ondata – risponde il primario di Malattie infettive dell’ospedale Sant’Orsola –. È da ottobre ormai che a livello regionale non si scende sotto i mille casi al giorno, salvo qualche sporadico episodio ben presto compensato, e talvolta si sono superati i duemila. I numeri sono tali che si può dire ormai che il Covid sia endemico".

Entrare in zona arancione farà la differenza?

"Utilizzare il colore delle zone come un ’patentino’ per i cattivi comportamenti lascia il tempo che trova. Vada a fare un giro in centro: è pieno di persone, anche quando si è in zona arancione. Molte con la mascherina sotto il naso, o si vedono gruppi di ragazzi bere birra per strada senza indossarla affatto. Io capisco la stanchezza di stare rinchiusi in casa, con mia moglie da un anno non ci prendiamo un aperitivo al bar... Ma non è questo il momento per farlo. A giugno l’Emilia-Romagna potrà avere vaccinato il 60% dei cittadini e avvicinarsi all’immunità: bisogna resistere ancora poco. Ma il vero problema ora sono i comportamenti scorretti delle persone".

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Quindi più chiusure?

"Credo che ’le botte’ siano l’unica soluzione: gli italiani hanno dimostrato di non capire altri metodi. Lasciare un po’ di libertà non basta, perché anche così i casi non sono mai scesi più di tanto, negli scorsi mesi. Probabilmente l’unica soluzione efficace sarebbe un lockdown vero, come quello di marzo-aprile. Chiaramente con ristori adeguati per quelle attività, come i ristoratori, che ne risentiranno di più".

Il fatto che esistano varianti del Covid più contagiose secondo lei incide sull’incremento dei casi?

"Neppure le varianti si prendono se si indossa bene la mascherina, si tengono le distanze e si prendono le precauzioni ribadite da mesi. L’età media dei contagi è bassa, sui 40 anni. Significa che a prendere il virus sono persone giovani, che si muovono, abbassano la guardia e sottovalutano i rischi, poi lo diffondono".

Con i vaccini a sanitari e grandi anziani si sperava di arginare l’ondata...

"Ripeto: a prendere il Covid ora sono i giovani, non gli ottantacinquenni. Il problema è che gli anziani sono più a rischio di conseguenze anche estreme: da questo punto di vista la campagna funziona, dato che la mortalità è ben più bassa di quella che era mesi fa, se relazionata al numero di casi positivi individuati. Prima facevamo il tampone solo a chi aveva già sintomi evidenti, ora lo facciamo a tutti e perciò scoviamo molti più positivi, ma in proporzione il numero di vittime è ben più basso".

In ospedale com’è la situazione?

"I Pronto soccorso sono pieni, continuamente ci tocca riconvertire reparti e posti letto per fare fronte all’emergenza. Si fatica a reggere questo carico di lavoro. E a chi sottovaluta il virus e non adotta le precauzioni, pensando che tanto si ammalano gli altri, ricordo che abbiamo le liste d’attesa che si allungano sempre di più per le patologie non Covid, per tutti quei pazienti che devono aspettare di farsi curare – con tutti i rischi che ne conseguono – perché i reparti sono intasati di persone contagiate dal Coronavirus. Il problema è di tutti".

 

 

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