CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Pignataro e il maxi accordo: "Gli interessi economici si trovano all’estero, nessuna evasione fiscale"

Raggiunta l’intesa con le Entrate: pagherà 280 milioni di euro in cinque anni. I legali: "Solo una divergenza interpretativa, soluzione ispirata alla buona fede"

Andrea Pignataro, fondatore e presidente del gruppo Ion

Andrea Pignataro, fondatore e presidente del gruppo Ion

Bologna, 9 giugno 2025 – Si è risolto con una intesa transattiva il contenzioso tra Andrea Pignataro, fondatore e presidente del gruppo Ion (oltre che secondo uomo più ricco del Paese dopo Giovanni Ferrero), con l’Agenzia delle Entrate per i periodi d’imposta dal 2013 al 2023, nei quali era stata contestata all’imprenditore la residenza all’estero. Pagherà dunque 280 milioni – questa la cifra pattuita – in cinque anni. Secondo le accuse, non avrebbe pagato imposte per circa mezzo miliardo nel decennio dal 2013 al 2023. Aggiungendo gli interessi, il conto è salito fino a 1,2 miliardi.

"Non vi è stata alcuna evasione – affermano i legali dello studio Facchini Rossi Michelutti –, ma una divergenza interpretativa ormai superata anche dal legislatore". In data 29 maggio 2025, "l’Agenzia delle Entrate-Direzione Provinciale di Bologna ha formalizzato la conclusione dell’accertamento avviato nei confronti di Andrea Pignataro, fondatore e presidente del gruppo Ion, relativo ai periodi d’imposta compresi tra il 2013 e il 2023 – si legge nella nota –. L’intesa raggiunta ha consentito di evitare l’insorgere di un lungo e complesso contenzioso giudiziario. L’accordo non implica alcun riconoscimento, né esplicito né implicito, di colpevolezza o evasione, bensì riflette una soluzione transattiva ispirata ai principi di buona fede e collaborazione istituzionale".

Il procedimento, spiega lo studio legale, prendeva le mosse da una verifica della Guardia di Finanza, che ipotizzava una residenza fiscale in Italia per il periodo 2013-2023, "nonostante il dottor Pignataro vivesse stabilmente prima a Londra e poi in Svizzera da oltre trent’anni con il centro degli interessi economici all’estero".

"Numerose pronunce della Corte di Cassazione e della giurisprudenza europea – è scritto nella nota – confermano la prevalenza degli interessi economici, e non familiari, nella determinazione del domicilio fiscale. La stessa Agenzia delle Entrate, con circolare n. 20/2024, ha riconosciuto che la normativa previgente conteneva "obiettive incertezze interpretative". L’Agenzia delle Entrate ha espresso apprezzamento per l’atteggiamento sempre collaborativo del contribuente e ha riconosciuto la complessità tecnica e giuridica delle contestazioni. La vicenda si chiude così senza contenzioso, in un clima di piena trasparenza e rispetto reciproco".

Resta però aperto il fronte penale, quello che vede Pignataro indagato per evasione fiscale. È nota la riservatezza del finanziere, 55 anni, nato a Bologna e cresciuto in zona San Mamolo. Laureato in Economia all’Alma Mater, ha conseguito un Phd in matematica all’Imperial College di Londra, poi ha lavorato come trader a Salomon Brothers prima di fondare, nel 1999, il gruppo Ion, un conglomerato attivo nelle tecnologie, nei servizi e nei dati in ambito finanziario.

Il suo patrimonio, secondo Forbes, è di 34,2 miliardi di dollari e il suo gruppo ha effettuato varie acquisizioni in Italia, da Cedacri a Cerved e Prelios. Lui, la moglie e i figli hanno molte proprietà fra Bologna, Milano e la Sardegna e proprio da lì sono partite le indagini degli inquirenti per capire dove vivesse davvero Pignataro. Esaminando viaggi, celle telefoniche e relazioni personali, sono arrivati alla conclusione che l’imprenditore passava la maggior parte del tempo in Italia. E così sono partite le contestazioni.