Stupro Bologna, Pilastro: l’orco ai domiciliari con il braccialetto

L’arresto del trentenne accusato di aver abusato di una dodicenne ieri è stato convalidato. Il pm Forte aveva chiesto il carcere

Gli agenti delle Volanti in servizio al Pilastro, dove si è consumata la violenza

Gli agenti delle Volanti in servizio al Pilastro, dove si è consumata la violenza

Bologna, 25 agosto 2021 - Ai domiciliari, con il braccialetto elettronico. In un posto lontano dal Pilastro. E probabilmente da Bologna. Il trentenne che, sabato scorso, ha rischiato il linciaggio dopo aver abusato di una bambina di 12 anni, ieri mattina, in sede di interrogatorio di garanzia, difeso dall’avvocato Jessica Proni, ha risposto alle domande del gip Alberto Ziroldi. Il pm Marco Forte aveva chiesto per lui il carcere, ma il giudice ha ritenuto sufficiente, in base alle esigenze cautelari, considerando anche l’ammissione della colpa, la misura dei domiciliari. L’arresto delle Volanti è stato convalidato. Il trentenne, ascoltato sabato dai poliziotti, aveva già detto di aver avuto un rapporto con la ragazzina, sua vicina di casa, affermando che lei "era consenziente".

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Gli agenti, che erano intervenuti al Pilastro, pensando di dover soltanto sedare una rissa, si sono invece trovati di fronte una spedizione punitiva, nei confronti del trentenne, trascinato in strada a forza dai parenti della bambina violata e preso a calci, graffi e pugni. In carcere, sabato sera, era arrivato con gli occhi pesti e un trauma cranico. Sottovalutando, o non capendo neppure, la gravità e l’orrore di quello che aveva fatto, anche con la penitenziaria aveva ribadito quanto detto già in Questura. E, fino a ieri pomeriggio, quando è stato accompagnato dai poliziotti nella nuova destinazione dove aspetterà il processo ai domiciliari, è stato guardato a vista dal personale, nella cella del reparto di infermeria dove era isolato.

Le prove a suo carico sono pesantissime. Al di là delle ammissioni fatte, ci sono dei video, contenuti in un suo cellulare privo di scheda sim a parlare. Ora il suo telefono e quello della giovanissima vittima dovranno essere analizzati, per accertare il contesto in cui è avvenuta la violenza, se si sia trattato di un solo episodio o gli abusi si siano ripetuti più volte. La casa al Pilastro dove l’uomo abitava con la famiglia adesso è vuota: la notte tra sabato e domenica chi ci viveva è fuggito via, fuori dall’Italia. Come ha spiegato il presidente di Acer Alessandro Alberani, nei confronti dell’intero nucleo potrebbe essere emesso un provvedimento di decadenza, se verrà accertato che il reato è stato commesso all’interno dell’abitazione. In caso contrario, per ovvie ragioni di sicurezza e incompatibilità ambientale, la famiglia verrà comunque trasferita in un’altra zona della città.

 

 

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