REDAZIONE BOLOGNA

Pistoletto e padre Spadaro: così si può cambiare il mondo

Che cosa succede mettendo insieme un maestro dell’arte contemporanea e un gesuita appassionato d’arte? Se sono Michelangelo Pistoletto e padre...

Che cosa succede mettendo insieme un maestro dell’arte contemporanea e un gesuita appassionato d’arte? Se sono Michelangelo Pistoletto e padre...

Che cosa succede mettendo insieme un maestro dell’arte contemporanea e un gesuita appassionato d’arte? Se sono Michelangelo Pistoletto e padre...

Che cosa succede mettendo insieme un maestro dell’arte contemporanea e un gesuita appassionato d’arte? Se sono Michelangelo Pistoletto e padre Antonio Spadaro, il risultato è ’Spiritualità’, il libro (edito da Marsilio) che sarà presentato oggi alle 18 a Palazzo Boncompagni, in dialogo con il curatore Francesco Monico. A introdurre l’appuntamento, Paola Pizzighini Benelli, padrona di casa e presidente della Fondazione Palazzo Boncompagni.

Il libro nasce da una conversazione durata negli anni, un intreccio di due voci certamente diverse, che via via sono in contrasto o in armonia, si completano e si negano a vicenda. Ma che partono da una stessa riflessione: il posto dell’uomo nel mondo, tra tecnologia e creatività, tra intelligenza artificiale e memoria collettiva. Un dialogo mai scontato, che trova il suo senso nel superamento delle differenze tra visione laica e religiosa, cercando una ’strada comune’ tra ricerca artistica, che di per sè è sempre aperta all’ignoto e alla sperimentazione, e la dimensione spirituale come esperienza vissuta, che eleva il quotidiano al trascendente.

Dal resto, Michelangelo Pistoletto, ’padre’ dell’Arte povera, ha sempre sostenuto il fondamentale ruolo sociale dell’arte, il cui compito – di fatto – è quello di cambiare, modificare, il mondo. Il suo ’Terzo paradiso’ come ’formula della creazione’ è in questo senso esemplare: uno più uno non dà due, ma qualcosa di più, che prima non c’era. Singolare il confronto tra le differenze: "Pistoletto – è l’analisi del curatore – rifiuta ogni messa in scena drammatica della sofferenza, preferendo un’arte ieratica e inclusiva, mentre per Spadaro il grido e la torsione sono cifre fondamentali dell’arte". E se l’artista accetta senza problemi l’uso della macchina come un’estensione del pensiero, il gesuita sceglie il valore irriducibile della sensibilità umana. Ma al di là di tutto, i due sembrano accomunati dalla stessa tensione verso la cura e l’accoglienza. Un passo che non stupisce nel pensiero di Spadaro ma che Pistoletto ha fatto suo attraverso il velo dell’arte, usando, ad esempio gli specchi: tutti si possono riflettere, e tutti lasciano una traccia, prima e dopo, e magari anche nel tempo.

m. s.