Mostra su Pompei a Bologna: esposte 110 opere. Ecco le date

Straordinario evento all’Archeologico. Il curatore, Mario Grimaldi, anticipa: "Gli affreschi non erano solo nelle case dei ricchi, ma di ogni ceto"

Mostra su Pompei a Bologna: l'arrivo delle opere

Mostra su Pompei a Bologna: l'arrivo delle opere

Bologna, 20 settembre 2022 - Cinquantotto casse per raccontare un mondo lontano, quello di Pompei. Al museo Archeologico sono arrivate in questi giorni da Napoli le 110 opere, imballate in pesanti contenitori, che daranno vita da venerdì 23 settembre a una delle più attese mostre della stagione autunnale in Italia. Perché ‘I pittori di Pompei’, di cui Qn-il Resto del Carlino è media partner, offrirà un corpus straordinario di esempi di pittura romana provenienti da quelle domus dell’area vesuviana celebri per la bellezza delle loro decorazioni parietali.

Aperta fino al 19 marzo, curata da Mario Grimaldi e prodotta da MondoMostre, l’esposizione accoglie un corposo prestito del museo Archelogico di Napoli, in cui è conservata la più grande pinacoteca dell’antichità del mondo. Alle opere esposte, poi, si affiancano 13 dipinti del museo bolognese. Il progetto pone al centro la figura dei ‘pictores’, ovvero degli artisti (o meglio degli artigiani) che realizzarono le decorazioni in quelle dimore. Gli splendidi affreschi, spesso di grande dimensioni e dai colori vivaci, restituiscono i gusti e i valori dei committenti, e cioé della variegata società spazzata via dall’eruzione del ‘79 dopo Cristo.

"Non bisogna però pensare – spiega il curatore Mario Grimaldi – che i committenti fossero per forza ricchi. Le decorazioni venivano commissionate da ceti alti e bassi". Come immagine guida è stato scelto l’affresco ‘Filosofo con Macedonia e Persia’, ovvero la raffigurazione ellenistica e fortemente allegorica della vittoria della piccola Macedonia sulla Persia: qui il Filosofo, appoggiato al bastone, scruta la personificazione dei due Stati in abiti femminili. Grimaldi racconta come il dipinto, che davvero pare ad altezza naturale, provenga dalle decorazioni di una villa di Boscoreale, alle porte di Pompei. "Gli scavi – dice – furono compiuti fra il 1901 e il 1903 da un privato, l’onorevole Vincenzo De Pisco, che decise di tagliare gli affreschi e di venderli. Alcuni pezzi finirono al Louvre, altri, grazie alla donazione di Rothschild, al Metropolitan di New York. Nel 2007 si pubblicò un accurato studio su queste decorazioni di età tardo repubblicana romana". Paesaggi, divinità, figure femminili, architetture, giardini.. Le ‘chicche’ uscite dalle casse in questi giorni sono tante: si va dalla raffigurazione di Venere con Eros alle grandi figure di Ercole e Onfale.

In mostra non mancheranno le ricostruzioni di interi ambienti pompeiani come quelli della casa di Giasone e soprattutto della straordinaria domus di Meleagro con i suoi affreschi e i rilievi a stucco. "Un ultimo esempio di stile pompeiano – dice il curatore – che diventa quasi una sorta di 3D". Tutto il prezioso materiale apre ovviamente un focus sull’importanza di questi abili artigiani capaci di conquistare in qualche caso il ruolo d’artista per la qualità e la raffinatezza delle creazioni e per le tecniche davvero innovative.

"Non conosciamo – spiega Grimaldi – il loro potere economico, il loro peso nella società e neppure il loro nome: solo in un caso è apparsa la firma di un decoratore". Di certo i loro motivi iconografici e la tradizione di quelle immagini hanno attraversato i secoli e contaminato artisti come Raffaello o Caravaggio. Che Pompei non hanno potuto ovviamente conoscere.

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