Pop Up Cinema in streaming dal 10 aprile

Medica, Jolly e Bristol convertono il palinsesto Romeo: "Ma non sarà una rivoluzione momentanea"

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I cinema, come i teatri, i club per la musica e i musei, sono chiusi già dal 23 febbraio. E tra le sale bolognesi più amate, c’erano naturalmente quelle del circuito Pop Up (Medica Palace, Jolly e Bristol mentre il Fulgor dovrebbe inaugurare il prossimo ottobre). La bella notizia, per il pubblico, è che il 10 aprile il circuito arriverà online con una programmazione in streaming, nel quale convergeranno, in una sala virtuale, le loro proposte. Lo annuncia Andrea Romeo, fondatore di Biografilm (le date del festival diretto quest’anno da Leena Pasanen sono per il momento confermate sul sito dal 5 al 15 giugno) e direttore editoriale della I Wonder Pitcures, compiendo una riflessione sul cinema del futuro, partendo da questo presente "distopico", come verrebbe descritto in una serie o in un film, il nostro mondo in preda all’epidemia.

Anche il circuito PopUp farà dunque un salto nel virtuale...

"Il mondo cinematografico si stava già molto trasformando a seguito della rivoluzione digitale e l’isolamento obbligato a casa ha stravolto e accelerato alcune tendenze, tra cui ovviamente la possibilità di andare oltre la visione televisiva e potersi fare il proprio palinstesto, tra i film che sono disponibili, le piattaforme e l’on demand, con un’offerta che sta molto crescendo anche grazie alla regione Emilia Romagna con Lepida Tv. Alcune sale come l’Orione stanno proponendo visioni digitali per i propri utenti e in questo scenario anche il PopUp Cinema sta preparando una programmazione digitale di film ed eventi cinematografici a partire dal 10 aprile. Ma è evidente che la cosa non si limiterà a queste settimane sfortunate, è qualcosa che tutti i circuiti cinematografici dovranno prevedere e che arriverà per restare, integrando la visione tradizionale del cinema in sala".

Perché una sala che torna alla normalità dovrebbe andare anche online?

"Il pubblico non tornerà a essere quello di prima e in questo tempo avrà costruito una relazione con gli strumenti digitali e nutrito una cinefilia di ottime visioni e nicchie, che spesso facciamo fatica a posizionare in una programmazione di pochi spettacoli al giorno".

Lei sta lavorando alla riapertura del nuovo Fulgor in via Montegrappa: ci saranno ritardi?

"Bisogna capire quanto durerà questo momento, ma inevitabilmente, come tutto il sistema, sarà il dato del décalage a suggerire i dovuti passaggi. Ci vuole un orizzonte temporale di quando il paese si rimetterà in moto per definire gli scenari su distribuzione, produzione e pianificazione".

Stiamo vivendo nella serie più distopica di tutti i tempi, ovvero la nostra vita ai tempi di un’epidemia: come vede i contenuti del cinema precedenti all’inizio dell’era Covid-19?

"Sono già fantascienza perché raccontano il mondo di prima. Tutto diventa documentario, anche le finzioni girate a Roma due mesi fa, ad esempio, raccontano una situazione che ormai è storica e non esiste più".

Fare cinema avrà un prima e dopo?

"Anche solo un documentario sociale o un film di finzione che però è legato a un territorio specifico, non potremo più ambientarlo a Bergamo, senza considerare il trauma di queste settimane, o a Madrid... come potrà un prossimo film di Almodovar non essere collocato temporalmente? Probabilmente il documentario, a parte alcuni instant come quello annunciato da Gabriele Salvatores, ci darà conto di quello che stiamo vivendo, tra due, tre o quattro anni. Quando finirà tutto, credo che avremo voglia solo di grande leggerezza".

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