Bologna, portici tutelati dall'Unesco. Il Volo e Rizzoli sostengono la candidatura

La band e l’ex arbitro: “Un’eccellenza della città che va riconosciuta: pronti a dare una mano”

Portici a Bologna; Il Volo e Rizzoli

PORTICI DI BOLOGNAPORTICI DI BOLOGNA PIAZZA SANTO STEFANO

Bologna, 17 marzo 2019 - I vip per sostenere la candidatura dei portici di Bologna a patrimonio Unesco. In tanti, da Luca Carboni a Cesare Cremonini, da Gianni Morandi fino a Cristina d’Avena e Stefano Accorsi, dovrebbero essere contattati. Senza contare che Il Volo, Nicola Rizzoli e Andrea Roncato hanno già dato la loro disponibilità. Proprio la band e l’ex arbitro ne spiegano il motivo.

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San Luca
San Luca

IL VOLO

Abitano entrambi nel territorio metropolitano bolognese, Piero Barone e Ignazio Boschetto, due dei tre componenti del pluripremiato gruppo musicale de Il Volo (il terzo è Gianluca Ginoble). Il primo vive in centro, il secondo in provincia e a Bologna ci è anche nato, ma non c’è distanza che tenga al loro acuto d’amore (grande, ovviamente) per i portici di Bologna. “Se ci chiameranno per eventi e iniziative a supporto della candidatura a patrimonio Unesco? Assolutamente ci saremo, promesso” assicurano all’unisono.

Che significato hanno per voi i portici?

Ignazio Boschetto: “Ho dei ricordi bellissimi, le passeggiate della domenica mattina in famiglia, in centro sotto i portici. E poi Lucio Dalla nelle sue canzoni i portici li menziona sempre, penso a ‘Le Rondini’. Un grande valore affettivo, oltre che a Bologna vivevo anche in un paesino, Molinella, dove mi ricordo sotto ai portici c’era una signora che faceva pasta fresca. Lì sotto compravamo i tortellini. E poi di notte sono stupendi, ci farei sempre delle lunghe passeggiate”.

Piero Barone: “I portici a Bologna ti salvano. Io amo correre e praticamente da via Indipendenza fino a San Luca, anche con la pioggia, puoi spostarti protetto dai portici, alla grande. I portici rappresentano la bellezza di Bologna, una città unica che riesce a farti sentire a casa. E quello dei portici è come un abbraccio”.

Qual è il vostro portico del cuore? È legato a qualche vissuto particolare?

Ignazio: “Trovo bellissimi i tratti di piazza Santo Stefano e di Strada Maggiore che vengono collegati dalla Corte Isolani. Tutta quella parte di Strada Maggiore in legno è fenomenale. C’andavo spesso, mi piacciono tantissimo”.

Piero: “La parte collinare del portico di San Luca. Con i miei amici andiamo a correre su quel tratto stupendo e quando siamo giù prendiamo un frullato tutti insieme. Bellissimo. Poi certo, ce ne sono anche altri, come i portici di via Santo Stefano e quelli all’angolo tra via Righi e via Alessandrini: se butti lì un acuto viene fuori un rimbombo incredibile”.

Che cosa direste ai giudici Unesco per promuovere la candidatura?

Ignazio: “L’amore dei parigini per la Torre Eiffel è personale, come l’amore dei bolognesi, legati credo ai portici per quel senso di protezione. E sono unici”.

Piero: “Bologna è l’unica città al mondo in cui ci sono 38 chilometri di portici. È unica e meritano di essere tutelati”.

NICOLA RIZZOLI

Rizzoli, se le parliamo di portici scommettiamo di trovare terreno fertile.

“Troppo facile. Sono nato nato dentro la cerchia delle mura e tuttora ci abito, senza contare che trent’anni di vita nel mondo arbitrale non mi hanno impedito di svolgere la professione di architetto. Come potrei non apprezzare i portici?”.

Un feeling un po’ per vocazione e un po’ per mestiere.

“Al di là della loro bellezza architettonica considero i nostri portici un’estensione naturale del salotto di casa, uno spazio che puoi percorrere ogni giorno senza bisogno di portarti dietro l’ombrello in caso di pioggia, un punto d’incontro, un luogo di socializzazione, qualcosa di veramente unico per chi, come me, considera irrinunciabile l’idea di vivere la città senza il bisogno di salire sull’auto”.

L’aver girato tutto il mondo prima come arbitro internazionale e oggi da designatore l’ha legata ancora di più alle sue radici.

“È proprio così. Quando viaggio non rinuncio mai al piacere di raccontare la bellezza della nostra città alle persone che incontro. E quando faccio ritorno la prima immagine che mi fa sentire a casa è rivedere il santuario di San Luca”.

Portico pure quello: e che portico.

“Per me irrinunciabile. Quando arbitravo almeno in due periodi dell’anno lo frequentavo spesso: in estate, in fase di preparazione, e sotto le feste, per smaltire i tortellini. Su e giù di corsa: una sudata che ti riempie l’anima”.

Il porticato di San Luca rappresenta un’eccellenza assoluta.

“E richiama anche a un simbolismo che io racconto sempre, quando sono in giro per il mondo. Da Porta Saragozza al santuario sono 666 campate, il tratto dal Meloncello alla cima del Colle della Guardia ha la forma del serpente e lassù in cima c’è l’icona della Madonna che schiaccia il serpente-diavolo”.

Peccato che cotanta bellezza a volte subisca l’offesa di scritte e graffiti.

“I graffiti sono una forma d’arte e come tale la rispetto. Ma una forma d’arte non può danneggiare un’espressione artistica già esistente”.

Hanno bussato anche alla sua porta per rafforzare la candidatura dei nostri portici a patrimonio dell’Unesco.

“Diciamo che l’ambasciatore delle bellezze di Bologna è un ruolo che svolgo naturalmente da sempre. Se qualcuno pensa che il mio contributo possa essere utile certo non mi tirerei indietro”.

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