Pos obbligatorio, la prova a Bologna: "Paga in contanti". Tre su dieci sono No Pos

"Se prendi solo una bottiglia d’acqua niente carta di credito". E spuntano anche cartelli ingannevoli

Bologna, 30 giugno 2022 - Non appena le nuove regole sui pagamenti elettronici sono entrate in vigore (Pos obbligatorio per tutti da oggi) noi del Carlino abbiamo deciso di fare una prova. Armati di telecamera nascosta abbiamo attraversato il centro di Bologna e fatto tappa in dieci negozi di vario genere: tabaccherie, bar, edicole e bazar. Il risultato? Tre su dieci hanno rifiutato il pagamento elettronico. A tutti gli esercenti abbiamo posto la stessa domanda: "Possiamo pagare con carta?". Qualcuno ci ha risposto con un ovvio "sì", qualcun altro ha tentato una deviazione: "Non avete proprio contanti?". Ma c’è anche chi non ci ha permesso di utilizzare la nostra carta per comprare una penna biro o una bottiglietta d’acqua.

Pos obbligatorio Bologna, nessuna sanzione. Ma è polemica: "Addio guadagni"

Su richiesta del cliente, l’utilizzo del Pos è obbligatorio
Su richiesta del cliente, l’utilizzo del Pos è obbligatorio

Ecco perché abbiamo stilato tre tipologie di commercianti quando si parla di pos: quelli del sì, quelli del ‘nì’ e quelli del no.

Quelli del sì

In questa categoria non rientrano solo tutti quegli esercizi commerciali (di medie e grandi dimensioni) in cui i pagamenti elettronici sono una prassi scontata ormai da anni, ma anche piccoli esercenti privati e tabacchini che accettano la carta anche per acquisti di appena 50 centesimi. Ma nonostante le proteste di Assotabaccai (vedi box a lato) per molti gestori (vale anche per bazar e piccoli negozi di abbigliamento) la legge è ‘superflua’: "Autorizziamo i pagamenti col pos già da anni anche su piccoli acquisti -, spiega il gestore di un tabaccaio del centro -, ormai la gente usa sempre meno i contanti, non possiamo che adattarci e uniformarci".

Quelli del ‘nì

Questo, invece, è il girone dei reticenti. Di quelli che fino all’altro ieri faticavano a mettere il pos sul bancone, figuriamoci, quindi, per acquisti di qualche euro o addirittura pochi centesimi. Ma ora la legge li ha messi con le spalle al muro o, più che la legge, il timore di essere puniti con una sanzione pari a 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione rifiutata. E tutti quei commercianti che prima dicevano un tassativo no, ora cercano un’alternativa: "Non può in contanti?", ci rispondono in una tabaccheria. In un piccolo chiosco a due passi dalle due torri quando sfoderiamo la carta ci sentiamo dire: "Se vuole andare a prelevare l’aspetto, può pagare con carta ma preferirei contanti". Insomma, ci dicono sì ma ci fanno sentire un tantino in colpa.

Quelli del no

Potremmo quasi definirli temerari. O, forse, l’assenza di precedenti in materia di segnalazioni per pagamenti elettronici non autorizzati fatica a convincere i commercianti più refrattari. In un bazar un ragazzo ci mostra il Pos, e sopra questo una targhetta scritta a mano: ’minimo 1 euro’. In un bar-tabacchi in una delle zone del centro più affollate abbiamo chiesto una bottiglietta d’acqua, ma alla richiesta di pagare con carta il gestore ci ha invitati a prendere dell’altro assieme all’acqua. "Ma noi abbiamo bisogno solo dell’acqua", ribattiamo. "Allora pagate in contanti", ci risponde. Niente da fare, abbiamo riposto la bottiglia in frigorifero. Scena che si è ripetuta, con straordinaria rassomiglianza, in un altro bar-tabacchi a meno di un chilometro dal primo.

È pur vero che il cliente dovrebbe rendersi conto che la vendita di prodotti dal costo di pochi centesimi è in perdita per il commerciante, ma questo non giustifica (è il caso di un esercente dal quale abbiamo fatto tappa) a inventarsi delle regole pur di non accettare il pagamento elettronico. "Mi dispiace ma il minimo per usare il pos è spendere sei euro", ci viene detto in un bazar affollato e carico di merce d’ogni tipo. Abbiamo fatto finta di crederci e siamo usciti chiedendoci quanti dei loro clienti non sanno che non esiste alcun limite o soglia minima.