Pratello Bologna, con i ragazzi tra le mura del carcere. "Baby gang e disagio, è boom"

Il direttore dell’Istituto minorile Paggiarino: "L’obiettivo è aiutare questi giovani, ma servono più forze" Turni raddoppiati per il medico e i poliziotti della penitenziaria. "Riapriamo le carceri chiuse in altre città"

Viaggio al Pratello, dove l’obiettivo è rieducare i ragazzi autori di reato

Viaggio al Pratello, dove l’obiettivo è rieducare i ragazzi autori di reato

Bologna, 8 settembre 2022 - Nell’orto chiuso da alte mura del ’400 fiorisce la malva. Le stanze dei ragazzi, protette da grate, affacciano su questo angolo verde nascosto nel cuore di Bologna, in quella via che, con ironia del tempo, i più vecchi ricordano come la "strada dei ladri". Se ogni porta non fosse chiusa a chiave, se a ogni cancello non ci fosse un agente, questo antico convento sembrerebbe un collegio. I quaranta ragazzi che ospita, però, non sono studenti. Sono autori di reati violenti, anche gravissimi. Una decina di loro ha commesso omicidi. Ma a vederli, mentre giocano a basket, frequentano corsi di cucina, parlano con il medico o gli educatori, sembra compiersi il senso di quell’articolo 27 della Costituzione, che guida, da "39 anni di servizio nella giustizia minorile", Alfonso Paggiarino: "La pena deve tendere all’educazione", dice il direttore del Pratello.

All’Istituto penale minorile si tende a questo obiettivo ogni giorno con impegno. E, da un anno, anche con fatica crescente. "Dopo i lavori al secondo piano – spiega il direttore –, dal primo ottobre 2021 il Pratello è passato da una capienza massima di 20 ragazzi a 44, tra minorenni, al primo piano, e giovani adulti fino a 25 anni, al secondo. La divisione per età reputo sia una buona cosa, ma numeri così importanti richiederebbero un aumento dell’organico di polizia penitenziaria, educatori, amministrativi". Il dottor Mir Jafar Jemnani, medico dell’istituto, è un esempio di questo sforzo: prima era presente per tre ore al giorno, dal lunedì al sabato. Ora le ore sono diventate sei. Gli agenti in servizio al Pratello, invece, sono 49, "quasi tutti laureati in Giurisprudenza e selezionati attentamente. Oggi ne servirebbero una decina in più per far fronte ai nuovi numeri", spiega Paggiarino.

Numeri che dimostrano un disagio crescente tra i ragazzi, un aumento di criminalità minorile, l’esistenza effettiva delle cosiddette baby gang che si traduce, tra queste mura, in posti letto in più occupati. L’80% dei detenuti è di origine straniera, del Magreb o dell’Est Europa, e sono tutti maschi. Alcuni hanno disagi psichiatrici. "Quest’estate siamo arrivati a un massimo di 47 ragazzi", dice ancora il direttore. Con lui, il commissario Federico Telesca, comandante della peniteziaria, ipotizza una soluzione: "C’è un’esigenza di spazi: riaprire istituti piccoli, come quello di Pesaro chiuso anni fa, darebbe respiro". E "consentirebbe di seguire meglio ogni ragazzo: prima c’era un operatore ogni quattro, adesso ogni 15. Non è la stessa cosa", spiegano.

Ed è vero. Nel breve giro tra le stanze comuni del Pratello i ragazzi chiamano di continuo il direttore. Chiedono attenzione, un colloquio anche breve. "Sono come il preside di una scuola. E ho preso una laurea in pazienza", scherza Paggiarino. Che, "al netto di comuni problemi", come spiega, è soddisfatto: "Le cose al Pratello vanno bene. Anche quando ci sono state rivolte nelle altre carceri, qui non è successo nulla. Ovviamente, possono capitare piccole risse, disordini. Che portano conseguenze a chi li compie, sia chiaro. Ma non è la quotidianità, anzi". Per reprimere il pericoloso ‘vizio’ di alcuni di incendiare i letti per protesta, Paggiarino ha avuto un’idea: "Ho proposto ai maggiorenni di fumare sigarette elettroniche. Molti hanno accettato. Via gli accendini, via parte del pericolo. E comunque i materassi sono ignifughi".

Il fatto è che qui i ragazzi non hanno il tempo di combinare troppi guai, essendo impegnati in tante attività: in primis la scuola, con corsi che vanno dall’alfabetizzazione elementare dei minori non accompagnati alle superiori, con le lezioni in presenza dell’Alberghiero Scappi. "Abbiamo tre ragazzi iscritti all’università: a Storia, a Filosofia, a Scienze della formazione. E con ottimi voti". La ristorazione è però il fiore all’occhiello tra le attività dell’Istituto, tradotta nell’esperienza dell’Osteria del Pratello, un vero ristorante aperto al pubblico (su prenotazione) dove sei ragazzi dell’Ipm si occupano di cucina e sala: "Abbiamo dovuto interrompere per il Covid – racconta il direttore – ma ci auguriamo di poter ripartire a ottobre. Abbiamo già 1.600 prenotazioni, la capienza dell’osteria è di 50 posti, per cene una volta a settimana. I ragazzi non vedono l’ora".

 

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