Prati Caprara Bologna, rifiuti, bombole e baracche. Residenti esasperati

L’ultima denuncia: "La situazione sta precipitando. Le capanne sono sempre di più e ci sentiamo in pericolo"

I residenti di via Saffi che abitano al confine con i Prati di Caprara (foto Schicchi)

I residenti di via Saffi che abitano al confine con i Prati di Caprara (foto Schicchi)

Bologna, 16 febbraio 2020 - Non sono bastati gli sgomberi, non sono bastate le azioni del comitato ‘Rigenerazione no speculazione’ e non sono serviti neanche i tanti gridi d’appello lanciati, negli anni, da chi vive letteralmente a due passi dalla baraccopoli: i Prati di Caprara continuano a essere preda del degrado e la situazione sembra precipitare giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Ma, sfiancati ed esasperati, i residenti non si rassegnano e continuano a segnalare ciò che vedono tutti i giorni: un grande via vai di rom e abusivi, plastiche e materiali tossici bruciati in pieno giorno o nel cuore della notte, stendini sparsi qua e là, addirittura dei motorini abbandonati come fossero sacchetti della spazzatura vicino ai cassonetti.

Le capanne? Sempre di più, almeno quattro o cinque quelle al confine del parco. "Per non parlare delle altre all’interno – commenta Brunella Del Sorbo –: nessuno sa quante siano, sappiamo solo che sono aumentate e questo è evidente". E ancora: bisogni ed escrementi accanto alla fermata del bus, una bombola del gas di grosse dimensioni tra i cespugli vicino all’ingresso e quello squarcio nella recinzione da cui entrano tutti che "sembra un po’ la tredicesima porta di Bologna", fa notare un residente con amara ironia. 

L’ultimo sgombero nella primavera dello scorso anno, quando diverse pattuglie di polizia e Municipale erano intervenute per liberare l’area a ridosso dei condomini di via Saffi. "Ma non è servito assolutamente a niente – sottolinea Giovanni Fiore –: hanno preso quello che hanno trovato tra l’accampamento e l’hanno lasciato a ridosso della strada. Ai nomadi è bastato raccattare le proprie cose e risistemarle dov’erano: sono bastate due ore". L’area demaniale è passata a Invimit Sgr, con la stessa società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia che ha proceduto a ‘ripulire’ dalla vegetazione in eccesso l’area a confine con via Saffi. "Anche in questo caso, hanno lasciato tutto dov’era: basta affacciarsi per vedere tanti tronchi e arbusti accatastati", aggiunge un’altra residente, Elisa Benealdi. Che tiene ben salda in mano una copia del Carlino uscito il primo ottobre 2008, con l’allora sindaco Sergio Cofferati che prometteva: "Arriva il parco: un grande contenitore verde, dotato di enormi potenzialità". Il bosco urbano tanto sognato, però, non è mai sbocciato.

A inizio mese, qualcosa è sembrato muoversi: Invimit ha infatti pubblicato il bando per affidare un servizio di vigilanza all’interno del polmone verde. Una gara da 1,5 milioni di euro per due anni, che non sembra però far sorridere residenti ed esponenti del comitato. "Noi vogliamo il parco, lo ribadiamo e lo ribadiremo ancora a gran voce – aggiunge ancora Benealdi –. Abbiamo partecipato agli incontri del comitato ed è stato bellissimo passeggiare, piantare alberi, verde che potremmo usufruire di questo bosco incredibile ogni giorno. Deve esserci un piano di riqualificazione vero e presidi costanti: non vorremmo che quella delle guardie giurate sia un’azione di facciata e di ostacolo ai progetti del comitato: non risolverà i problemi". La storia infinita, intanto, continua.

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