Bologna, 4 dicembre 2017 - «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». Monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna, cita il Vangelo di Luca per spiegare l’essenza del presepe. E il gommone voluto dal sindaco di Castenaso, Stefano Sermenghi, nella rappresentazione della Natività di piazza Zapelloni gli fa storcere un po’ il naso.
Monsignore, l’allestimento di Castenaso è stato fortemente criticato: lei come lo giudica? «Il nucleo centrale di un presepe prevede il bambino in fasce deposto in una mangiatoia, e dev’essere rispettato alla lettera».
Quel gommone, insomma, non le è piaciuto. «Non dico questo, ma non può essere rivisitato in quel modo lì. Gesù nella mangiatoia è il segno che Dio da ricco si è fatto povero per noi, che Cristo è morto in croce per noi e la sua resurrezione è anche la nostra. La parte più importante di un presepe non può essere rappresentata da un barcone: non ho niente da ridire sul fatto che possa essere inserito nella rappresentazione, ma si sarebbe dovuto collocarlo in un’altra parte e non avrebbe dovuto ospitare il Bambinello e la Madonna».
La volontà del sindaco Sermenghi era quella di richiamare l’attenzione sull’accoglienza nei confronti dei migranti, tanto più che persino il Papa ha detto che devono essere accolti a braccia aperte. «Niente da dire sul fatto che un presepe possa essere arricchito con altri elementi, e sicuramente quel gommone è un segno che richiama il bisogno di ospitalità, ma ricordiamoci che Gesù è il salvatore di ogni problema, non solo di uno».
È uno strappo troppo grosso per la tradizione? «Il Natale si identifica sempre più col consumo, è una gioia passeggera, quasi a orologeria: è ora di riscoprire la nostra civiltà... e lo sostengono anche molti laici».
Massimo Cacciari ha detto che ‘il Natale è diventato una favoletta, una specie di raccontino edificante che spegne le inquietudini’: modificare un presepe può essere il sintomo di una certa deriva della festa? «Le intenzioni erano buone, ma guai a noi se deformiamo l’immagine del presepe. Forse gli attacchi nei confronti dell’allestimento sono stati troppo forti, ma la mangiatoia era meglio non toccarla».
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